Il carro Hg
(scala N)
“Ma tu che carro faresti”?
Questa è la domanda che mi fece Fabrizio Mungai alle ultime Giornate Fiorentine. Si stava parlando di fotoincisione e del fatto che in Italia non ci fossero, in pratica, carri all'altezza delle ultime riproduzioni di locomotori, come per esempio la E626 di Malinverno, o i diesel di Lineamodel e di LocoModel.
Locomotori con una finezza di riproduzione dei dettagli elevatissima, che, abbinati ad un treno di carri commerciali, in plastica, creano un certo contrasto poco piacevole per i palati più raffinati. Di qui l'idea, da parte di Fabrizio, di tentare la realizzazione di un carro tipico FS. La cosa mi colpì non poco, visto che Fabrizio è un ottimo fermodellista, ma non aveva grande esperienza di ottone e cose varie, quindi fu una vera sorpresa apprendere che si sarebbe cimentato con la fotoincisione.
A quella domanda, dopo un po' di riflessione e scorrendo mentalmente i carri che erano e che sono stati riprodotti dagli albori fino ad oggi, risposi: "Un Hg!".
E così fu.
Da allora Fabrizio ha prima progettato il carro al computer e poi è passato all'azione, facendo realizzare ad un nostro comune amico e valente modellista, Marco Antonelli (molto noto per i suoi articoli su TTM) alcune lastrine di prova per verificare che tutto fosse a posto per l'assemblaggio, prima di procedere alla produzione. Ebbene, mentre ero in vacanza, ho invitato Fabrizio a casa mia, dopo cena, per un gelato e per fare quattro chiacchiere modellistiche insieme. Prima che potessi servirgli il gelato, lui mi ha servito... la lastrina del carro Hg, con ghiaccio!!
L'emozione è stata grandissima ed ho promesso a Fabrizio che appena fossi tornato a casa (già mi prudevano le mani ... e mancavano ancora ben 15 giorni al rientro, ce l'avrei fatta a resistere o avrei comprato un saldatore per montarlo subito lì!) avrei montato il carro, e gli avrei riferito eventuali piccole inesattezze.
Ed eccoci ad oggi.
Ho montato il carro (di una bellezza strepitosa!) e, pur essendo ancora un "prototipo", visto che i respingenti, le sale, i predellini e i supporti per gli assali li ho creati ad hoc per mostrare al meglio la cassa, già rende bene l'idea di come potrà essere una volta completo. Il carro, infatti, se e quando verrà realizzato in serie, avrà questi dettagli in microfusione.
Descrizione del montaggio:
Ho iniziato saldando le pareti di rinforzo (quelle con i grossi fori), sulle pareti lunghe del carro.
Queste servono a due cose:
1) rinforzare le pareti, che senza questo irrobustimento sarebbero soggette a flessione (visto l’esiguo spessore);
2) creare una “battuta”, dove poi poggerà il telaio.
Come si può notare, Fabrizio ha scelto un modo originale per unire tramite saldatura queste due parti. In pratica, una volta sovrapposte e bloccate tramite i “coccodrilli”, della terza mano, e collimate con l’aiuto di due stuzzicadenti nell’apertura dei portelli per il ghiaccio, ho spalmato nel foro un po’ di pasta salda, l’ho fatta sciogliere con il calore del saldatore a gas (senza bruciarla eccessivamente), e ho collocato dentro il foro un pezzetto di stagno.
Fatto questo, ho scaldato lo stagno e la zona circostante col saldatore finché non ho ottenuto il bel colore argento dello stagno fuso, segno di una saldatura riuscita bene.
Per capillarità, lo stagno arriverà a unire praticamente tutta la superficie tra le due lastrine, rendendole perfettamente coese.
Successivamente, ho rinforzato con la saldatura gli angoli tra le pareti corte e le pareti lunghe, ottenendo la cassa ancora priva del tetto.
In questa fase, per far sì che le pareti siano perfettamente a 90°, ho usato, come dima, il rettangolo, che servirà per costruire il telaio.
L’imperiale è stato saldato al sottotetto (quello con i grossi fori), nello stesso modo con cui ho proceduto per le pareti lunghe.
Ho unito il tetto alle pareti saldando su tutti e quattro i lati.
Il passo successivo, è stato quello di dotare di respingenti la cassa.
Li ho realizzati con spezzoni di tubicini in rame (o di ottone), con la circonferenza interna di circa 1 mm, per la custodia, e con oblò navali in ottone (questa è il vero e proprio nome dei pezzi in questione), art.4945/01, di Amati, per riprodurre il gambo e il piatto.
Detti oblò sono stati, essendo forati, riempiti di stagno fuso e successivamente bloccati nel mandrino di un mini-trapano a colonna, e fatti ruotare per asportare l’eccesso di stagno sul piatto.
Come si vede dalle foto, si ottengono degli ottimi respingenti, e con una buona mano, si possono realizzare, volendo, sia piatti che tondi.
Una volta fissati alla cassa (attenzione all’esatto allineamento), sono passato ai portelli del ghiaccio, che, per scelta di Fabrizio, sono stati riprodotti a parte, per meglio rendere un maggior spessore. Io ho scelto di saldarli, ma si possono benissimo incollare con l’epossidico bicomponente, che da modo e tempo di centrarli perfettamente. Ho continuato fissando sulla cassa le due tabelle portaordini, una per lato.
Nella lastrina sono presenti anche i ganci realistici, che io ho scelto di montare, per maggior realismo, e visto che con il gancio modellistico montato, non interferiscono.
Ho omesso invece la condotta dell’aria dei freni.
Sono passato quindi a realizzare il telaio che è composto dal rettangolo di base, sui quali ho saldato i due longheroni e i portaganci.
I supporti per gli assali, li ho realizzati con tubicini di rame, di misura appena più corti dello spazio fra le due ruote, arrotondate all’estremità, e con un pezzo navale (cerniera), che li sostiene, alla giusta altezza, come in foto.
Una volta saldato il tubicino-boccola al supporto derivato dalla cerniera navale, l’ho saldato al pianale.
Per riprodurre i gruppi boccole-sospensioni, mi sono servito di quelle tagliate con cura da un vecchio carro Roco Clean, che hanno il grosso pregio di essere molto sottili.
Incollati con epossidico sui longheroni, avendo come riferimento il centro degli assi, ho continuato saldando la riproduzione molto semplificata del serbatoio dell’aria compressa e dei suoi tubi al di sotto del telaio.
Ho proseguito poi il lavoro sul telaio, realizzando i predellini d’accesso al carro, con tondino d’ottone da 0,5 mm, sagomato con una pinza dai becchi a punta, saldandoli nei loro fori.
A questo punto, finalmente, ho unito, semplicemente incastrandoli l’uno con l’altro, la cassa con il telaio, senza incollarli.
Non ho ritenuto opportuno zavorrare il carro, visto che ha un suo discreto peso, anche per via delle doppie pareti e del doppio tetto.
Il carro è molto solido, ed esaurite le fasi “fotografiche”, è stato dotato dei ganci corti Roco (lo so che non sono in produzione da anni, ormai, ma io ne ho una grossa scorta!), molto meno invadenti di quelli tipo Arnold.
Spero che questa descrizione vi faccia venire voglia di assemblare qualche Kit (ce ne sono ormai molti in vendita), o che vi abbia dato qualche piccolo consiglio pratico, per completare qualche vostra elaborazione.
Ecco anche qualche raffronto "dimensionale" tra questo in scala N e il gemello nella scala maggiore, l'H0...