Tra le varie cose che può capitare ad un modellista ferroviario c'è anche quella di dover costruire una fiancata (o più fiancate) di un carrello motore o portante. Naturalmente se la cosa deve ripetersi per un numero indefinito di volte sarà più produttivo costruirne una da cui, poi, ricavare l'impronta su di una gomma e da questa fonderne un numero qualsiasi con il metodo della cera persa. Se, invece, la costruzione riguarda un esemplare unico, allora potrebbe anche essere ripetuta per il numero di volte che risulta necessario.
In questo piccolo tutorial prenderemo in esame la riproduzione della fiancata di un carrello Wismar usato sulle ET 99 amburghesi, visto che ho dovuto costruirlo e mi è venuto in mente di condividere la sua costruzione con voi.
Per fare questo genere di cose è indispensabile avere una certa dimestichezza con la fotoincisione (per chi volesse saperne un po' di più è consigliata questa serie di articoli) e avere a disposizione un tornio, anche di piccole dimensioni; mi dispiace per chi non ne può usufruire, ma il tornio è assolutamente indispensabile.
Bene, fatta questa premessa, guardiamo come è fatto l'originale e cerchiamo di replicarlo.
Come si nota è un carrello semplice e robusto, non è di difficile costruzione, ma è sicuramente di grande effetto scenico una volta montato sul modello.
Come appare ovvio, la prima cosa da disegnare al computer è la sua faccia laterale, badando che il disegno deve essere esattamente in scala 1:87 (oppure 1:160 per la scala N) se quello che fate deve semplicemente essere montato sul modello; se però da questo lavoro dovete trarne un modello da replicare con il metodo della cera persa, ebbene, in questo altro caso dovrete maggiorare le dimensioni all'incirca del 4 o anche del 5% per recuperare la somma delle perdite di dimensioni causate dal ritiro della gomma, dalla cera e, soprattutto, dal ritiro dell'ottone che dallo stato fluido a quello solido si ritira già da solo all'incirca di questa misura.
Ecco qui sotto le parti disegnate, fotoincise e anche saldate una sull'altra per riprodurre i vari livelli presenti sul prototipo.
La stessa cosa va fatta per le balestre. La fotoincisione, come abbiamo visto nelle pagine dedicate a questa tecnica, permette di creare dei volumi sia scatolando sia sovrapponendo vari spessori uno sull'altro. Ecco qui sotto un esempio di questa seconda possibilità; tre spessori per creare una balestra, di cui due senza rifiniture (se non quella della tranciatura del perimetro) e una rifinita con il disegno delle foglie della balestra stessa e la riproduzione della parte centrale che al vero ha il compito di tenere assieme il pacco dei fogli di acciaio di cui è composta.
Come vedete, le due balestre senza rifinitura hanno un foro al centro; quel foro serve per saldarci dentro un piccolo perno che poi ci servirà per posizionare esattamente la balestra sulla fiancata del carrello. In questo caso tutte e tre le balestre hanno i tiranti verticali, ma quando verranno saldate insieme si dovrà provvedere a tagliar via quelli dell'ultimo elemento, quello che sarà appoggiato alla fiancata del carrello, per creare lo spazio necessario alla riproduzione delle molle.
Eccoci ora alla riproduzione delle molle. Come vi avevo accennato prima, qui entra in gioco il tornio poichè bisogna creare gli attacchi superiori delle molle e anche i piattelli inferiori di chiusura. Nella foto sottostante vedete tutto quello che serve. In pratica ne vedete due montate e due smontate, in modo da capire esattamente di quali parti siano composte.
Anche se dubito che abbiate difficoltà a creare una molla, per chi non avesse mai avuto bisogno di costruirsene una, c'è una pagina della rubrica del "Come Fare" di Rotaie.it che insegna questa cosa. Comunque a scanso di equivoci, ecco un altro modo con il quale io mi costruisco le molle "estetiche", cioè quelle che mi servono per creare dei modelli. Una volta conosciute le dimensioni della molla da costruire (diametro esterno della molla, diametro del filo da usare ecc. ecc.) si monta una punta da trapano del diametro corretto su di un mandrino a mano. Nel mio caso la punta inserita è quella da 1,1 mm. A questo punto si prende il filo del calibro necessario (nel mio caso 0,5 mm) e glielo si arrotola attorno, badando di tenerlo sempre in tensione. Per questo lavoro è meglio che il filo sia di ottone cotto in modo che poi abbia un ritorno minimo e non si allarghi troppo; se l'ottone non è cotto, basta scaldarlo su di una fiamma e portarlo al calor rosso. Una volta ottenuta una lunghezza della molla confacente con le nostre necessità, si sfila la molla dalla punta e la si taglia con il dischetto abrasivo in vari spezzoni della lunghezza necessaria. Ecco qui sotto due foto molto esemplificative di questa operazione.
Ma torniamo alle nostre balestre. Come potete notare dalle foto poco sopra, io ho preferito creare un supporto, a sua volta forato, per le molle in modo da essere certo che le molle stiano sempre in centro. Poi ho infilato le molle nei supporti torniti e questi, a loro volta, nei tiranti delle balestre. Infine bisognerà chiudere il tutto con i piattelli inferiori. Nella foto sottostante vedete una balestra montata per controllo, ma non ancora saldata e infine le due balestre saldate alla fiancata del carrello. Come vedete, sfruttare perni e code risultanti dalla tornitura per infilarle di forza in un legno di pasta morbida, agevola moltissimo il mantenimento in posizione dei vari particolari e, soprattutto, permette di controllare in ogni momento che l'insieme risulti allineato correttamente.
Ora pensiamo al mozzo centrale con il cuscinetto SKF che è formato da un cilindro, una piastra di base e quattro controventature laterali oltre ad un coperchietto recante il marchio della SKF; quindi stacchiamo dalla lastra i componenti con le loro codine che, come vedremo subito sotto, ci serviranno per posizionare e tenere fermi durante la saldatura questi piccolissimi particolari che, altrimenti, sarebbe complicato mantenere in posizione. Invece, piantando letteralmente le code dei nostri particolari in un legno morbido loro staranno fermi e noi potremo verificare il loro posizionamento e saldarli senza nessun problema. Ecco qui sotto alcuni passaggi di questa operazione.
Ora inseriremo le boccole centrali tra le controventature di rinforzo e infine salderemo il coperchietto con il logo SKF in testa di ogni boccola. Naturalmente nella tornitura del mozzo centrale bisognerà ottenere un piccolo perno posteriore che, inizialmente, andrà piantato anch'esso nel legno in modo da evitare che si sposti durante la saldatura. Questo piccolo perno che lasceremo posteriormente, poi ci servirà anche per centrare esattamente il mozzo quando lo salderemo alla fiancata del carrello, infilandolo nel foro apposito che avremo previsto sulla fiancata già in fase di progetto.
Ora si tratterà di pulire per bene le due boccole così completate e saldarle nella loro posizione sulla fiancata del carrello. Contestualmente dovremo provvedere anche alla sistemazione della sospensione secondaria, rappresentata dalle molle a balestra trasversali che in parte fuoriescono dalla fiancata del carrello. Sono un fattore distintivo importante che vale la pena di fare al meglio. Per ottenere un aspetto che ricordi quanto più sia possibile queste balestre io ho disegnato il loro aspetto esteriore con le varie balestre che hanno una conformazione particolare, che con la fotoincisione è stato semplice ottenere, e poi rinforzando il loro aspetto laterale con l'inserimento all'interno di altre simili ma senza alcun decoro. Ecco qui sotto i particolari di cui ho appena parlato.
Ecco il risultato di queste due ultime operazioni nelle foto sottostanti. Il giunto orizzontale tra la balestra superiore e quella inferiore della sospensione secondaria l'ho ottenuto tagliando, da un solo lato per la lunghezza, un tubicino di ottone e saldandolo in posizione. Direi che il risultato finale non è niente male, che ne dite?
Siamo quasi arrivati alla fine, manca ancora un piccolo tocco per dare a questo modello tutto il realismo che merita; ora è la volta di posizionare sopra alle balestre i relativi blocchi di fine corsa che sono costituiti da due piccole travi a "T" trasversali che andranno infilate nei due incavi ricavati esattamente sopra al centro delle balestre stesse. Questi particolari è facile ricavarli da un profilo a "T" in ottone della giusta misura. Ecco qui sotto i due particolari in questione, naturalmente la loro lunghezza verrà corretta dopo la saldatura.
Il lavoro su questo carrello è finito e il risultato finale lo potete vedere qui sotto. E' un lavoro lungo e ripetitivo in alcune sue fasi, ma prestando la giusta attenzione ad ogni passaggio e progettando bene la parte fotoincisa, il risultato ci appagherà sicuramente. Alla fine viene da pensare che è un peccato che i carrelli si vedano così poco...
Con la stessa tecnica dei tanti pezzettini da mettere insieme si possono ottenere carrelli di ogni tipo, come, ad esempio la fiancata del carrello Jakobs, sempre della ET99 di Amburgo, che è il cugino di quello che abbiamo appena costruito insieme e convive nella stessa triebwagen. Eccolo qui sotto finito e pronto ad essere riprodotto in più esemplari anch'esso.
Nella speranza di aver fatto una cosa utile per qualcuno e, soprattutto, di stimolo per creare cose altrettanto interessanti, a voi un grazie per aver seguito questo lavoro fino a qui.
Giorgio Donzello