Se il sogno di ogni modellista è un grande plastico, sul quale possano sfrecciare simultaneamente treni importanti e pesanti treni merci, che transitano in stazioni dai fasci di binari ampi ed ariosi, in paesaggi nei quali importanti città si alternano a vallate, boschi e terreni coltivati, la realtà ci riporta spesso con i piedi per terra: le risorse necessarie alla costruzione di opere di questo tipo (spazio, tempo, denaro) spesso non ci sono, ed occorre così rivedere la nostra lista di desiderata.
Lottimo, si sa, è nemico del bene, per cui, se vogliamo realizzare
qualcosa, occorre accettare una serie di compromessi, che ci consentano
almeno di avere un plastico sul quale far circolare i nostri amati
modelli.
Tuttavia, non necessariamente solo ciò che è grande è bello: se
il vino buono sta nelle botti piccole, anche un plastico di modeste
dimensioni, se ben pensato e ben gestito, può dare grandi soddisfazioni.
La nostra esperienza
Non esiste una verità assoluta sul giusto modo di affrontare le
vicende della vita: figuriamoci se può esistere un modo giusto
di divertirsi, e ancor più, di divertirsi con il modellismo! Ciascuno
ha le proprie preferenze: la riproduzione curata al massimo dei
rotabili, la costruzione attenta del paesaggio, gli automatismi
e il DCC
la nostra passione è la ricostruzione in miniatura del
sistema ferrovia, e di questo vogliamo parlarvi, senza la pretesa
di sostenere che questo sia in assoluto il modo migliore, o più
divertente di giocare con il treno: è semplicemente il modo
che più ci piace e ci soddisfa, fin dal primo approccio con il
treno in miniatura.
I plastici che abbiamo realizzato nelle nostre case, in effetti,
hanno dimensioni di pochi m2, spesso minore di quella di un ovale
su un tavolo da cucina; sono tutti impianti a mensola, di limitata
profondità, realizzati in ambienti utilizzati ad altri scopi che
non soltanto il modellismo: lavanderia, garage, camera da letto.
Tuttavia, la soddisfazione che ne ricaviamo è altissima, e nessuno
di noi penserebbe di rinnegare la propria opera perché poco
ampia o poco divertente.
Al contrario, il plastico della Val Pambiana, di Andrea De Regis,
poco più di una mensola su due pareti di una stanza, per una superficie
di circa 2 m2, festeggia in questo periodo il suo venticinquennale:
segno che di una buona concezione alla base, che ha consentito
allautore, al di là delle modeste modifiche ed aggiornamenti
nel tempo, di mantenere vivo linteresse per quel piccolo mondo
in miniatura, come talora non accade per impianti più ampi, che
spesso non vengono mai terminati o vengono smantellati perché
non soddisfano più i desideri di chi li ha concepiti.
A ben guardare, forse, la chiave del successo del plastico della Valpambiana sta nel fatto che in quella modesta superficie è stato realizzato un vero sistema ferroviario completo, a servizio di paesi ed industrie appena accennate nel plastico ma a lungo studiate e pensate.
Allo stesso modo le Ferrovie e Tranvie Locali, una società freelance
inventata quasi per gioco da due di noi, in modo del tutto indipendente
ma con risultati molto simili a oltre 500 km di distanza, è forse
più simile ad una ferrovia reale di molte altre ferrovie modello,
perché pensata in funzione del tipo di servizio che è chiamata
a svolgere
. In scala: in essa, cioè, sono state sintetizzate
le caratteristiche di molte secondarie italiane, e nellambiente
che essa serve le caratteristiche dei territori reali servite
dalle concesse italiane.
Realtà o fantasia?
Attenti al realismo dei modelli, per i quali pretendiamo (giustamente)
il perfetto rispetto della scala, una buona definizione di particolari,
chiodature, parti aggiunte e coloritura, spesso non chiediamo
altrettanta esattezza nei nostri plastici, dove accettiamo compromessi
di ogni tipo, da quelli più propriamente ferroviari (sviluppo
delle stazioni, raggi delle curve, pendenze) a quelli del paesaggio
e dellambiente della ferrovia (città piccolissime e troppo vicine,
grandi fabbriche al vero più piccole di un modesto laboratorio
artigiano, boschi di pochi alberi e terreni spesso contrari a
qualunque principio di geologia e geotecnica).
Peraltro il solo fatto che nei plastici si muova solo il treno, mentre tutto il resto auto, pedoni, bis, sia normalmente fermo, costituisce un compromesso sul quale è opportuno riflettere.
Riprodurre fedelmente la realtà è spesso molto difficile, se non impossibile, ed anche talora poco soddisfacente, perché i centri di interesse sono troppo spesso distribuiti nel territorio e troppo lontani fra loro.
Nella creazione di fantasia, possiamo al contrario concentrare nello spazio a disposizione ciò che effettivamente ci piace, e che, da solo, può inequivocabilmente definire un certo tipo di ambiente, di epoca, di territorio; il rischio è, ovviamente, quello di caricare la nostra costruzione di un numero eccessivo e poco coerente di elementi differenti, ottenendo un risultato poco credibile o, addirittura, grottesco.
Quanto allora possiamo spingerci nella fantasia, perché il plastico possa ancora definirsi una riproduzione della realtà? La questione, in verità, è assai simile a quella, ben più seria e più ampiamente approfondita, del tema di unopera letteraria o do unopera darte: raccontare una verità o creare con la fantasia? A nostro avviso, un buon criterio da seguire nel nostro hobby è quello pirandelliano delle verosimiglianza, intesa come aderenza dellopera al vero, senza tuttavia necessariamente far riferimento ad una precisa realtà.
Ragionando in questi termini, allora, lobiettivo di un plastico
può essere quello di creare qualcosa non necessariamente con un
corrispondente nella realtà, ma che, se esistesse, sarebbe probabilmente
proprio così come lo abbiamo immaginato e lo raccontiamo nel
plastico.
Lo scopo della ferrovia
La ferrovia, diceva un noto studioso, produce due cose: trasporto
di persone e cose, e rottami metallici, quando i treni vengono
demoliti. Concentrandoci sul primo dei due punti, e volendo basarci
sul criterio della verosimiglianza, anche la nostra ferrovia modello
dovrebbe essere un sistema potenzialmente organizzato per svolgere
un servizio di trasporto, a servizio del territorio che attraversa:
dovrebbe cioè ricalcare lo scopo e la funzione reale del prototipo.
Ecco allora che, qualunque sia il tema, lepoca, lo scenario del nostro plastico, ladozione di questo spirito, inteso come finalità di servizio del trasporto ferroviario trasforma la nostra realizzazione da ambiente sul quale far muovere treni modello ben rifiniti e perfetti a qualcosa di più, un sistema che opera come una reale ferrovia!
Al vero ogni treno circola per una specifica ragione, ossia la presenza di passeggeri o merci da trasportare fra due località: sia essa il collegamento dei piccoli paesi al capoluogo nelle ore del pendolarismo o la restituzione di carri vuoti ad un parco di smistamento, nessun treno si muove per caso. Poi, non solo il treno si muove da un luogo ad un altro per una determinata ragione, ma lo fa ad un certo orario e con un determinato materiale rotabile.
Nel passaggio dalla realtà al modellismo, ci accorgiamo subito di aver messo molta carne al fuoco: innanzi tutto abbiamo parlato di collegamenti fra due località distinte e non di ripetuti giri in cerchio intorno a qualche casa o collina. Poi, abbiamo aggiunto che avere tanti treni da far circolare fra due punti non è ancora ragione sufficiente per lesistenza di un sistema ferroviario, in quanto manca un elemento fondamentale della ferrovia: quale funzione assolve ciascun treno, ed in quale momento!
Il gioco prima del gioco: creiamo la nostra ferrovia
Vogliamo illustrare ora la genesi di un progetto modellistico,
che è peraltro solo agli inizi del lungo passaggio dal progetto
alla costruzione: è il plastirama con il quale giocheremo nella
seconda parte di questo incontro. Vogliamo illustrare le linee
che ci hanno guidato nella sua concezione e il modo in cui intendiamo
utilizzarlo. La creazione, la maturazione dellidea che sta alla
base del plastico è, a nostro avviso, una fase divertente almeno
quanto la circolazione dei modelli al termine della costruzione.
Inoltre, data la semplicità dellesempio che portiamo, speriamo
di essere da stimolo per la concezione dei plastici che costruiremo
nel futuro, o - perché no per la rivisitazione di quello che
abbiamo già realizzato, in modo da scoprire in esso ulteriori
risorse e possibilità per vivacizzare e rinnovare il nostro modo
di giocare con il treno.
Partiamo dalla scelta di base: ferrovia reale o di fantasia? Abbiamo
optato per una linea di fantasia, cercando però di applicare quanto
più possibile il criterio della verosimiglianza. Mossi da ragioni
affettive, abbiamo scelto come tema la pianura della Lomellina,
patria di Alex: una terra di acque, sulla quale le strade e le
ferrovie emergono, nella stagione primaverile, dalle risaie allagate,
e quasi vi galleggiano. Numerosi e popolosi comuni, dai caratteristici
centri storici e manieri in mattoni, si relazionano fra loro attraverso
una fitta rete di strade e ferrovie, mentre i grandi fiumi costituiscono
naturali frontiere solo puntualmente attraversabili per mezzo
di imponenti ponti.
Andiamo allora sulla carta geografica, per seguire le rotte di imprenditori ed ingegneri Belgi del secolo passato, in cerca di terreno fertile per investimenti ferrotranviari: la loro attenzione si posa una serie di importanti centri della zona di Mortara, serviti solo in parte dalle ferrovie principali (la Rete Mediterranea) e per i quali la realizzazione di collegamenti diretti con ferrovie economiche si sarebbe rivelata molto vantaggiosa; qui infatti il treno avrebbe potuto trasportare molti prodotti del territorio, dal riso tipico di queste terre, alla ghiaia estratta dal letto dei fiumi, senza dimenticare le molte fornaci (larea di Casale non è poi così lontana) che sfruttano i terreni argillosi della grande pianura. Anche le prospettive per il traffico passeggeri sono discrete, potendo contare sia della componente operaia verso le non lontane città di Novara e Milano, sia di quella delle mondine e delle braccianti agricole, senza trascurare le movimentazioni legate ai numerosi mercati che giorno dopo giorno si svolgono nei vari centri, e che spostano un numero notevole di fattori e commercianti di bestiame.
Dellampio programma di costruzioni, vengono realizzate due linee: la tranvia da Valle Lomellina a Robbio e lantenna ferroviaria verso il centro di Breme, sulle rive del Sesia. Poi, il rapido peggioramento dei bilanci di queste ferrovie secondarie e le prime avvisaglie di conti in rosso suggeriscono di arrestare ulteriori costruzioni.
Soppressa negli anni 30 la tranvia per Robbio, resta oggi in
esercizio la breve linea ferroviaria da Valle Lomellina a Breme,
anche in relazione al traffico merci alimentato dalle attività
della zona e dalla presenza di un porto fluviale presso il capolinea
di Breme; lesercizio è svolto dalle Ferrovie e Tranvie Locali.
AL vero, ovviamente, nulla di quanto abbiamo detto è mai successo,
e nessun metro di binario è mai stato posato sulle relazioni che
abbiamo indicato; tuttavia, guardando a storie ferroviarie similari
in molte altre zone dello stivale (senza andare troppo lontano
dai luoghi citati, basta ricordare la tranvia da Stradella al
santuario di Madonna della Guardia), le vicende descritte avrebbero
effettivamente potuto effettivamente avere luogo.
Atterrando da questo volo della fantasia, scopriamo di aver definito
compiutamente luoghi, ambienti e caratteristiche del nostro progetto
modellistico, ed ancora, di aver inquadrato lo scenario che potremo
attuare nella fase di esercizio; laver ricavato le nostre conclusioni
seguendo il criterio della verosimiglianza ha limitato, nella
fase iniziale, il rischio di incongruenze troppo marcate.
Da Valle Lomellina a Breme
Ecco allora i contenuti del plastico: una stazione di diramazione,
Valle Lomellina, al vero realmente esistente sulla linea a doppio
binario Mortara-Alessandria, dalla quale si dirama la ferrovia
economica per Breme; questa, dopo aver lambito le risaie, serve
labitato di Valle Lomellina con una piccola stazione in prossimità
del centro.
(Scheda Stazione Valle Comune)
Lasciato il paese e superato lantico bivio origine della soppressa
tranvia per Robbio, il binario piega verso ovest per raggiungere
labitato di Breme; alcuni serpeggiamenti di troppo per una
ferrovia di pianura ci ricordano lepoca nella quale le sovvenzioni
alle concesse venivano erogate in funzione dello sviluppo del
tracciato.
(Scheda Stazione Breme)
Da Breme un breve raccordo in regresso conduce fino alla darsena fluviale, dove ancora oggi è possibile per le merci passare dal binario alla via dAcqua.
Allidea progettuale non corrisponde ancora una completa corrispondenza sul piano realizzativo: sono stati infatti realizzati i moduli relativi alla stazione di Valla Lomellina Stato (allacciamento alle FS), secondo gli standard della ASN, ed è in via di completamento quello relativo alla stazione di Valle Lomellina Centro; manca invece del tutto la tratta successiva fino a Breme. Tuttavia, avendo ben chiaro cosa dovrebbe esserci al di là dellultimo modulo costruito, possiamo in fase provvisoria sostituire la tratta mancante con una coulisse, per prolungare nella nostra fantasia i brevissimi viaggi dei nostri treni ed immaginare così gli arrivi, le partenze e le manovre in linea e nella stazione di Breme e sulla darsena.
Ciò che più conta, a nostro avviso, è laver dato ai pochi metri di binario ed ai moduli assemblati peraltro in fretta, un significato, un senso di realismo modellistico nel suo valore più profondo: quello cioè di una ferrovia fittizia, ma dignitosamente calata nel mondo reale!
Sviluppiamo il traffico
Probabilmente, al vero, una linea così breve come quella do Breme
sarebbe da tempo soppressa, o, al più, trasformata in raccordo;
tuttavia, è perfettamente plausibile immaginarla ancora in esercizio
alla vigilia degli anni 80, come altri tronchi ferroviari similari,
statali ed in concessione: la linea di Colle val dElsa, le antenne
di Spinazzola città e Ofantino, il ramo della ferrovia Canavesana
da Rivarolo a Castellammonte sono solo alcuni esempi di linee
minori, a servizio di centri medio piccoli e dai traffici esigui,
ancora attive fino a qualche anno fa. Nulla vieta pertanto di
immaginare la nostra ferrovia ancora oggi attiva, soprattutto
se al traffico passeggeri, necessariamente limitato dallimportanza
del bacino servito, facesse da contrappunto un traffico merci
vario e vivace. Per una maggiore coerenza e (anche e soprattutto)
per un attaccamento alla ferrovia dei nostri ricordi, decidiamo
di ambientare la nostra ferrovia negli anni 70, quando essa aveva
maggiori possibilità di essere ancora in funzione, con la circolazione
di rotabili eterogenei e tutti piuttosto antiquati.
Cerchiamo quindi di capire quali e quanti treni far circolare tra Valle Lomellina e Breme. le premesse fatte finora ci forniscono già in parte la risposta a questa domanda, nelle sue linee essenziali; per approfondire la questione, possiamo tornare . alla geografia!
Dalla rapida consultazione di qualche guida turistica, e dalla preziosa fonte di Internet, scopriamo che Breme (1000 abitanti circa) è un centro a prevalente vocazione agricola, di modesta importanza, grava principalmente su Valle Lomellina.
Valle Lomellina, grava principalmente su Mortara sede di uffici pubblici e scuole nonché un Ospedale di media importanza.
Considerata la distanza del paese dallo scalo FS, è ancora plausibile negli anni 70 immaginare lutilizzo del treno fra le due stazioni per spostamenti che proseguono sulla linea FS verso altre destinazioni.
Considerata la natura del territorio, ed incrociando le informazioni che possiamo trarre dalla lettura del reale quadro orario della ferrovia Mortara-Alessandria, possiamo immaginare un intenso pendolarismo di studenti e lavoratori dai due centri di Breme e Valle Lomellina verso i capoluoghi di Milano, Novara ed Alessandria, e con la vicina Mortara; le relazioni si concentrano prevalentemente in andata al mattino ed in ritorno nelle ore centrali della giornata e nel tardo pomeriggio.
Non stona poi la presenza di servizi diretti da e per il capoluogo di provincia: una coppia di treni da e per Novara, che conduce i passeggeri in città per le commissioni a metà mattina, e li riporta a Breme nel primo pomeriggio.
Completa il quadro dellofferta una o due coppie di treni di materiale ordinario, rese necessarie non tanto dallaffluenza, quanto piuttosto dallintenso traffico di collettame, che non trova spazio nelle automotrici, utilizzate per tutti gli altri treni; la presenza di treni con locomotiva, oltre ad essere sul piano modellistico fonte di manovre che arricchiscono la varietà dellesercizio, ci consente di mettere in campo due treni misti, tipici delle secondarie di un tempo ed oggi totalmente scomparsi dallattuale (e, se vogliamo, più monotono) quadro dellofferta ferroviaria reale.
Per quanto attiene al traffico merci, è opportuno fare ancora una volta riferimento alle caratteristiche del territorio sul quale la ferrovia è calata: una zona a vocazione agricola, segnata dalle risaie, e poco densa di industrie, ad eccezione forse di quelle agro alimentari.
Abbiamo pertanto immaginato due importanti clienti della ferrovia:
una riseria (Riserie Audoni) raccordata presso la stazione di
Valle Lomellina Comune, una azienda per il trattamento e lo stoccaggio
dei cereali raccordata in linea, sul tratto iniziale dellex tranvia
per Robbio, una fornace per la produzione di mattoni e componenti
per ledilizia raccordata nella periferia di Breme (FLB, Fornaci
Lomelline di Breme), e una azienda di lavorazione alimentare (Agrifirgo)
raccordata presso questa stazione. Da non dimenticare il contributo
legato alla darsena ed alla cava di ghiaia estratta dal fiume.
(Scheda Industrie)
Completano il quadro alcune utenze prive di raccordo ferroviario, e che utilizzano i magazzini merci ed i binari di carico, a raso o con piano caricatore, presenti nelle stazioni.
Per maggiore chiarezza, abbiamo riassunto il quadro delle utenze, insieme con le merci spedite o ricevute, i binari di movimentazione utilizzati ed i tipi di carro impiegati in un quadro riepilogativo, per meglio tenere sotto controllo la situazione dellintero traffico merci.
Per quanto numerosi siano i clienti della ferrovia, possiamo ritenere sufficiente alla domanda merci, sulla quale abbiamo ora fantasticato, una coppia di treni merci, che lascia Breme al mattino, manovra in linea e nelle stazioni e porta i carri allallacciamento con le Ferrovie dello Stato; nel primo pomeriggio, inoltrati i carri sui due merci raccoglitori per Novara ed Alessandria e ricevuti i carri in arrivo, un secondo treno muove da Valle Lomellina Scalo verso Breme, distribuendo i veicoli alle singole utenze. Eventuali eccedenze di carri da movimentare potranno essere soddisfatte mediante i treni misti.
Ci siamo divertiti a stilare un orario di servizio della ferrovia e un prospetto dei turni del materiale motore: ciò non tanto per necessità, quanto piuttosto perché ci consente di aumentare il senso di verosimiglianza, e permetterci di giocare con la nostra piccola ferrovia ancora di più come se essa fosse realmente esistente, e noi fossimo dei veri e propri ferrovieri.
Del resto, difficilmente si possono avere a disposizione 24 ore da dedicare con continuità al plastico; e, se anche così fosse, la brevità dei tracciati in confronto a quelli reali (o, come nel nostro caso, presunti tali) renderebbe ben poco realistica la marcia dei convogli, che giungerebbero a destinazione a pochi secondi dalla partenza.
Le possibilità alternative sono molteplici: si può utilizzare un orologio veloce, nel quale cioè ad un secondo reale si facciano corrispondere 3-5 secondi fittizi, in modo da riportare le 24 ore della giornata ad un intervallo reale di 2-4 ore. Questa soluzione, praticata in molti plastici da esercizio, americani ed europei (FreMo, ad esempio), al di là dellaberrazione in termini di fisica, non è però priva di controindicazioni: infatti, se la durata della circolazione in linea può essere così dilatata da pochi secondi reali a qualche minuto fittizio, le manovre, per le quali i tempo modellistici non differiscono troppo sensibilmente da quelli reali, vengono alterate nella loro durata fittizia, e ciò può divenire fonte di complicazione nel caso in cui esse siano numerose e complesse.
Per contro, soprattutto nel caso di plastici semplici come quello di Breme, lorologio, reale o accelerato può essere anche non necessario: in questo caso lorario di servizio definisce semplicemente la sequenza delle operazioni da compiere, mentre la loro maggiore o minore rapidità in successione potrà essere decisa dalloperatore in base alle proprie esigenze ed ai propri desideri: in unepoca scandita dalla fretta e dal superlavoro, non è certamente il caso di aggiungere stress a stress giocando!
Carri non a caso
Se lorario di servizio ed il quadro dei turni del materiale rotabile
definiscono compiutamente il servizio viaggiatori e la gestione
del materiale rotabile sociale, come scegliere i carri merci da
mettere in circolazione treno per treno, e come deciderne il numero
e le destinazioni?
Torniamo per un attimo alla realtà: al vero, infatti, le movimentazioni merci di ciascuna stazione sono in gran parte quasi sistematiche, in quanto sono quasi sempre gli stessi soggetti a spedire e ricevere la merce per ferrovia; ciò che genera una sensazione di grande varietà è il fatto che ciascun utente spedisce e riceve merci con una propria e differente frequenza, che peraltro può largamente oscillare nel corso dellanno.
Nel modellismo, per ricostruire questo fondamentale ambito del
sistema ferroviario, non dobbiamo far altro che
assecondare le
oscillazioni, basandoci su uno strumento da sempre simbolo stesso
dalla casualità: la carta da gioco. Nel nostro caso, però, le
carte saranno di tipo speciale, pensato nello specifico per la
particolare partita che intendiamo giocare: quella di simulare
il traffico merci.
Le carte saranno simili nei contenuti alle lettere di vettura
dei carri: ci diranno cioè, per ciascun trasporto, da dove viene
ed a chi è diretto, in quale stazione e binario deve essere prelevato
o consegnato, che carro utilizza e che tipo di merce viene spedito.
Siccome ad ogni carro che viaggia carico, corrisponde (quasi sempre)
uno spostamento del veicolo a vuoto, che deve essere predisposto
per il caricamento o allontanato dopo lo scarico della merce,
le carte comprendono due fasi, delle quali una relativa al trasporto
della merce vera e propria e laltra relativa alla movimentazione
del carro vuoto. Questa fase al vero viene evitata, quando possibile,
impiegando il carro per un trasporto di altra merce nella stazione
ove è stato scaricato immediatamente prima.
Il gioco delle merci con i carri è molto semplice: si predispone
un mazzo di carte di carico, composto da tante carte di ciascun
tipo, cioè relative ad un medesimo tipo di trasporto, in proporzione
alla frequenza con la quale immaginiamo che quel trasporto si
realizzi; ad esempio, se la Cereol spedisce 10 carri tramoggia
carichi ogni mese al proprio magazzino centrale e se la riseria
spedisce 22 carri carichi di riso al mese, potremo includere nel
mazzo rispettivamente 5 e 11 carte di ciascun tipo, rispettando
così la proporzione dei relativi trasporti.
Allinizio di ogni sessione di gioco, estraiamo un certo numero
di carte, pari alle richieste di trasporto che immaginiamo giungano
al servizio merci delle FTL in quella giornata; i trasporti indicati
nelle carte, insieme a quelli relativi alle carte di carico estratte
nei giorni precedenti, e per le quali il ciclo di carico non sia
ancora terminato definiscono le operazioni da svolgere nella giornata,
i carri da manovrare, distribuire, ritirare o approvvigionare.
Ora, però, basta con le parole: iniziamo a giocare sul serio!
Alex Corsico
Andrea de Regis
Antonio Federici