Master sulla Fotoincisione
(Parte I^)
a cura di Giorgio Donzello
Si parla sempre più spesso di fotoincisione, i nostri modelli più costosi ne fanno ampio uso, a molti di noi sorge spontanea qualche domanda: ma cos'é, in pratica, la fotoincisione? In cosa consiste? Posso praticarla anchio?
Cosè la Fotoincisione?
La fotoincisione, o più propriamente l'incisione chimica, é un
processo chimico per cui un acido aggredisce una lastra di metallo
solo ed esclusivamente negli spazi in cui noi vogliamo che agisca.
E' intuitivo pensare che la lastrina deve essere precedentemente
trattata per poter fare in modo che questo possa avvenire. Il
come noi possiamo istruire l'acido ad agire solo su alcune parti
e non su altre, é molto semplice: si sviluppa la lastrina precedentemente
ricoperta di gel fotosensibile, ne' più ne' meno di come si farebbe
con una lastra fotografica. Il successivo bagno di sviluppo toglie
il gel esposto alla luce e quindi, sommariamente, possiamo pensare
che dove la lastra ha una protezione non é attaccabile poichè
è protetta, mentre dove non esiste questa protezione l'acido può
agire liberamente. Per il momento, teniamo presente questo concetto
che ci permette di capire la filosofia di questa tecnica.
Quali sono i passi per arrivare alla fotoincisione?
Per prima cosa bisogna esporre la lastra di ottone o di alpacca,
trattata con gelatina fotosensibile, alla luce di una speciale
lampada che la illumina attraverso una pellicola recante impresso
il disegno che vogliamo incidere, per il tempo necessario, poi
la si immergerà in una soluzione apposita per sviluppare il disegno
che vogliamo copiare sulla lastra, infine si immergerà il risultato
di queste due operazioni in acido (che potrà essere cloruro ferrico,
acido nitrico, cloridrico o altri ancora) fino a che il processo
di corrosione non abbia prodotto il risultato desiderato.
Come si vede, non é difficile, potrà essere laborioso, anche un
po' noioso, ma assolutamente non difficile ed alla portata di
ogni fermodellista degno di questo nome.
Fotoincisione a più livelli
Si può eseguire una incisione ad uno, due o più livelli. Cosa
significa questo? Significa che, siccome la nostra lastrina ha
due facce, che per comodità d'ora in poi chiameremo "sotto" e
"sopra", noi possiamo aggredire con l'acido la lastrina da un
lato per ottenere unincisione ad un livello, o da entrambi i
lati per ottenerne una a due livelli. Se poi mascheriamo il prodotto
di queste prime due incisioni con lo stesso metodo , ma con ulteriori
disegni, potremo ottenere incisioni a più livelli, quindi tre,
o anche di più.
Entriamo un po nel dettaglio
Per poter trasferire il nostro disegno sulla lastrina di ottone,
il supporto su cui dovremo mettere il disegno, sarà una pellicola
trasparente in cui, nel solo colore nero, sarà stampato il nostro
disegno dal service di stampa (o tipografia attrezzata) a cui
ci rivolgeremo per questa incombenza. Qui il discorso deve forzatamente
parlare di una duplice possibilità in cui ci verremo a trovare,
cioé che possiamo fare il nostro disegno sia in positivo, cioé
il nero corrisponderà alle parti che vorremo tenere, sia in negativo,
cioé il disegno in nero corrisponderà alle parti che vorremo rimuovere
con l'acido; la scelta dell'uno o dell'altro metodo dipenderà
dal tipo di gel fotosensibile che noi avremo comperato, infatti
in commercio esistono sia gel positivi, sia negativi. Il gel di
più comune reperibilità é certamente quello positivo, poiché risponde
alle necessità dei moltissimi appassionati di elettronica che
si disegnano, appunto in positivo, i circuiti stampati: invece
le aziende specializzate in questo tipo di attività usano gel
negativi, per cui bisognerà portare o inviare a queste aziende
pellicole in cui il nero corrisponda alle parti da incidere. Se
dobbiamo eseguire una fotoincisione a due livelli, quindi, dovremo
predisporre due pellicole, corrispondenti ognuna ad una diversa
faccia della lastrina, badando che i disegni siano perfettamente
collimanti tra di loro e che nessun movimento relativo sia possibile
durante la fase di impressione del disegno sulla lastrina. Ottenere
ciò non è difficile, essendo sufficiente bloccare tra di loro,
normalmente lungo il lembo più lungo, le due pellicole con nastro
biadesivo.
Una fondamentale avvertenza è quella di produrre le due pellicole
in modo che la gelatina (il nero) rimanga allinterno del sandwich
che formeremo incollandole assieme con il nastro biadesivo in
modo tale che la gelatina sia a perfetto contatto con la lastra
in fase di impressione. Diversamente lo spessore della pellicola
e la sua trasparenza farebbero filtrare la luce e si impressionerebbero
anche zone che invece vorremmo protette.
I Crocini di registro
Per far sì che i disegni sotto e sopra siano perfettamente coincidenti
si usano i "crocini". Questi crocini altro non sono che dei riferimenti
a forma di croce, appunto, che devono essere posti ai bordi del
disegno in un numero minimo di due, ma tre o quattro danno una
maggiore sicurezza, che devono essere copiati su tutti i livelli
di cui si compone il disegno in posizione esattamente sovrapposta.
Ecco qui sotto tre tipi tra i più usati tra la miriade di crocini
possibili
Quando noi preleveremo un livello del nostro disegno per farne la pellicola corrispondente, ci porteremo con noi anche i crocini insieme al disegno e quindi poi avremo nuovamente la possibilità, grazie ad essi, di riallineare tra di loro le varie pellicole.
Quali sono le regole utili per ottenere una buona lastrina fotoincisa?
Bene, abbiamo visto che se inviamo le nostre pellicole ad una
azienda specializzata nel compito di produrre lastrine fotoincise,
dobbiamo tener presente che l'acido aggredisce le parti che noi
disegneremo in nero. Stando così le cose verrebbe da pensare che
potremmo fare una lastra tutta nera con i nostri disegni in bianco;
ma non é proprio così, perché il risultato migliore con questa
tecnica si ottiene quando noi obblighiamo l'acido a "mangiare"
il metallo il meno possibile, quindi sarà opportuno che tutti
i nostri pezzettini noi li disegnamo su di una tavola bianca,
attorniandoli con una fascetta nera, poco spessa, sufficiente
a tranciare i nostri pezzi, ma non troppo larga da surriscaldare
la lastra durante il processo di incisione. Se teniamo presente
che lacido riesce a tranciare la lastrina se trova varchi larghi
poco più del suo stesso spessore, vediamo bene che, per lastrine
dello spessore di 0,3/0,4 mm, è sufficiente lasciare un bordo
nero di circa 0,5/0,6 mm per ottenere la tranciatura del pezzo;
comunque nella mia esperienza ho visto che 1 mm va benissimo ed
è anche facilissima da gestire al computer.
Credo anche che sia opportuno dire che tutte le parti che noi
disegneremo in nero saranno riprodotte sulla pellicola esattamente
in nero, mentre tutto ciò che noi vedremo in bianco, poi, sulla
pellicola, diventerà trasparente e farà passare la luce nella
operazione di impressione del disegno sulla lastra metallica,
luce che modificherà la struttura del gel fotosensibile e lo renderà
resistente al bagno di sviluppo prima e all'acido di corrosione,
poi.
E' facile comprendere come, all'interno di un qualsiasi particolare,
le parti disegnate in nero rappresenteranno dei semplici scavi
se la corrispondente superficie sottostante é disegnata in bianco,
mentre diverranno una tranciatura o un foro passante, se la corrispondente
superficie sottostante sarà disegnata in nero anch'essa.
Terminate tutte queste raccomandazioni e spiegazioni generali,
passiamo ora alla pratica vera e propria.
Il Montaggio delle pellicole
Una volta ritirate le pellicole dal service di stampa, dovremo
montarle. Ciò significa che dovremo posizionarle una sullaltra
in modo perfettamente allineato, badando che I crocini siano assolutamente
coincidenti e badando anche, direi assolutamente, che la parte
recante la gelatina (in pratica il nostro disegno) si trovi allinterno
del sandwich che stiamo creando. Qui occorre dire che le macchine
che generano la pellicola, in mancanza di interventi delloperatore,
producono la pellicola di default con la gelatina sotto. Questo
va benissimo per la pellicola sopra, ma sarà esattamente il
contrario di quel che ci occorre per la pellicola sotto. Quindi
sarà bene che ci preoccupiamo di preparare I nostri disegni in
modo tale che loperatore, che normalmente fa le pellicole per
usi completamente diversi e che mai in vita sua ha sentito parlare
di fotoincisione, trovi già il disegno sotto ribaltato in modo
tale che, pur facendo le pellicole in modo del tutto normale per
la sua prassi quotidiana, noi possiamo trovarci, alla fine del
lavoro, con le pellicole recanti la gelatina al posto giusto.
Una volta che questi postulati sono tutti soddisfatti, uniremo
le nostre due pellicole in modo indissolubile per mezzo di una
striscia di nastro biadesivo posto lungo il lato maggiore delle
pellicole stesse, vicino al bordo, per evitare, per quanto sia
possibile, anche il più piccolo movimento tra di esse nei punti
più lontani dal vincolo.
Limpressione del disegno sulla lastra
Se prima abbiamo pensato che le due pellicole così bloccate tra
di loro potessero essere un sandwich, ebbene, la lastra che metteremo
tra di esse per la fase di impressione, potrebbe essere il prosciutto.
Infatti è proprio così che si svolgono le cose: faremo un panino
in cui il pane è rappresentato dalle pellicole e la lastra sarà
il companatico. Toenando alla serietà della cosa, inseriremo la
lastra di ottone, già trattata con il gel fotosensibile, tra le
pellicole e la bloccheremo ad esse con normale nastro adesivo
affinchè neanche essa abbia modo di muoversi di un alcunchè rispetto
alle pellicole durante limportantissima fase di impressione.
Per essere agevolati in questa operazione, sarà bene che la lastra
sia un po più larga delle pellicole, cioè che sporga da esse
di un cm. o due, in modo che sia facile, sia sopra che sotto,
posizionare il nastro adesivo di bloccaggio a cavallo tra lastra
e pellicola. (vedi disegno sopra)
Fatto ciò dovremo posizionare il sandwich appena fatto, sotto
una speciale lampada, per il tempo necessario ad impressionare
il nostro disegno sul gel, prima da una parte, poi dallaltra
ed infine potremo sviluppare la lastra.
Questi gel sono sensibili ai raggi ultravioletti; questi raggi
sono presenti in natura perchè prodotti dal sole, naturalmente,
ma si possono ottenere anche dalle lampade UVA che molti possiedono
per ottenere unabbronzatura in casa. E evidente quindi che bisogna
spruzzare le lastre con il gel fotosensibile in penombra per poi
esporle a questi raggi per I pochi minuti richiesti. Circa la
fonte di raggi, io mi sono costruito una lampada partendo da qualcosaltro,
per dare un'occhiata andate a quest'altra pagina.
Quando si espongono le lastre alla luce di queste lampade, bisogna
badare che le pellicole siano perfettamente aderenti alla lastra
metallica, poichè ogni infiltrazione di luce di traverso, in pratica,
modifica arbitrariamente il nostro disegno e quindi questo fatto
ci restituisce un risultato diverso da quello che noi ci saremmo
aspettati.
Per fare in modo che laderenza delle pellicole sulla lastra sia
perfetta, le aziende attrezzate e i fermodellisti evoluti usano
una camera a vuoto che, di fatto, preme le pellicole contro la
lastra metallica ottenendo così un risultato ottimale; io, che
per certi versi non sono molto evoluto, ma che cerco sempre strade
semplici per risolvere I problemi che mi capitano davanti, da
sempre uso con soddisfazione una bella e grossa lastra di cristallo
che appoggio sopra al sandwich di pellicole e lastrina, a sua
volta appoggiato sopra un materassino di spugna relativamente
rigida. Il peso della lastra fa in modo che il tutto sia pressato
a dovere e sbavature non ne ho praticamente mai avute egualmente.
Partiamo con un disegno per capire meglio
Immaginiamo di dover fare lo specchio frontale della cabina di
una loco a vapore. Per prima cosa dovremo produrre il disegno
che potrebbe essere quello che vediamo qui di seguito.
Fatto il disegno dovremo pensare alle aree che andranno scavate
ed a quelle che invece dovranno risultare in rilievo, questa volta,
però, volendo creare una fotoincisione a due livelli, dovremo
pensare a due disegni, prevedendo in tal modo quello che dovrà
succedere sia alla faccia "sopra", che alla faccia "sotto". I
due disegni quindi dovranno assumere la connotazione dei disegni
sottostanti, tenendo anche in conto che bisognerà prevedere anche
la tranciatura del pezzo dalla lastra.
Se noi creiamo il bordo nero attorno al pezzo senza alcuna interruzione,
il pezzo cadrà nella vasca dell'acido poiché non ci sarà nulla
a trattenerlo attaccato alla lastrina. Per evitare questo, si
predispongono dei "testimoni", che sono semplicemente delle sbarrette
poco spesse e non necessariamente presenti su tutte e due le lastre;
é sufficiente che si trovino soltanto su di uno dei due disegni,
facilitando quindi il distacco dei vari particolari e, facendo
essi da ponte tra la lastrina e oggetto, consentono a questo di
essere trattenuto e di non cadere nella vasca dellacido a incisione
conclusa.
Su lastra da 0,3 o da 0,4 mm di spessore una larghezza dei testimoni
di 0,5/0,6 mm é più che sufficiente.
Ecco qui sotto il disegno definitivo della pellicola che dovrà
essere posta sotto con i testimoni attorniati da un cerchietto
per porli maggiormente in evidenza.
Una volta prodotte le pellicole di cui abbiamo bisogno, le dovremo
montare. Il montaggio consiste nel posizionare le due pellicole
esattamente una sullaltra e di unirle stabilmente a mezzo di
nastro biadesivo posto lungo un lembo, usando I crocini come riferimento
per il centraggio, badando di essere quanto più precisi possibile,
poichè un errore, anche di pochi decimi di mm, ci può far perdere
i particolari più minuti. Ecco qui sotto lo schema da seguire
in questa fase del lavoro.
Le piegature
La grandezza della fotoincisione oltre che nel riprodurre i bassorilievi
di cui abbiamo bisogno, basti pensare solo alle chiodature presenti
sulle superfici delle nostre loco, si mette ancor più in evidenza
in quanto ci permette di preparare, in modo semplice e perfetto,
ogni tipo di piegatura di cui noi possiamo aver bisogno e renderne
facilissima lesecuzione senza bisogno di sofisticati attrezzi
con un livello estetico di grandissima qualità.
Pensiamo di dover costruire un cubo.
Come abbiamo già visto sopra, disegneremo i due sviluppi del nostro
cubo, uno per la lastra sotto ed uno per la lastra sopra, perfettamente
collimanti, ma non perfettamente uguali, perché noi inseriremo,
solo nel disegno della lastra sotto, delle linee nere, appena
più larghe dello spessore della lastra. Con ciò noi otterremo
in fase di incisione, oltre alla tranciatura del nostro pezzo,
anche dei solchi esattamente lungo quelle linee in cui dovremo
fare le pieghe. Questi solchi, esistenti solo su metà dello spessore
della lastra, agevoleranno in modo sostanziale l'operazione di
piegatura, con una definizione dello spigolo dalla parte esterna,
veramente di grande pregio. Non sarà male, nei nostri lavori così
precisi, tener conto che, rispetto al centro teorico della riga
che avremo tracciato, dopo la piega, la parte piegata si troverà
per un terzo circa del suo spessore all'esterno e per due terzi
all'interno. Questo fatto é molto importante ed è da tener presente
soprattutto quando vari pezzi dovranno andare uno dentro all'altro
in modo preciso, o quando dobbiamo centrare esattamente degli
incastri.
Ho detto che la linea che darà origine alla piega dovrà essere
un po' più larga dello spessore del materiale. Il motivo di ciò
é che con questo scavo, che abbiamo visto sarà profondo la metà
dello spessore della lastrina, noi dovremo creare lo spazio in
cui dovrà posizionarsi, dopo la piega, l'intero spessore della
lastra.
Queste indicazioni si riferiscono a pieghe eseguite in superfici
piene, non corrose da un lato, ma é possibile predisporre delle
pieghe anche in zone già corrose dall'acido su di un lato, però,
in questultimo caso, bisognerà fare molta attenzione alle dimensioni
dello spessore di queste linee, poiché la loro larghezza non potrà
superare il 35% dello spessore della lastra, pena la tranciatura
nel punto previsto, invece, per la piega.
Il succo della fotoincisione è tutto qui. Concettualmente è di
grandissima semplicità.
Non solo pellicole
Finora abbiamo seguito quello che è il metodo più classico e nobile
del fare fotoincisione, ma queste stesse cose sono ottenibili
anche con mezzi molto più semplici e casalinghi, magari non al
livello possibile grazie al computer, alle pellicole ed alle ditte
specializzate in questo genere di lavoro, come la Chemical Machining
di Milano, per esempio, comunque pur sempre valido per molte delle
nostre esigenze che, molto spesso, non sono sofisticatissime e
si accontentano di eseguire cose abbastanza semplici.
Un metodo relativamente semplice per ottenere una apprezzabile
incisione è quello di disegnare, direttamente sulla lastra di
ottone, quello che ci interessa con inchiostri particolari, quelli
usatissimi nella creazione di circuiti stampati, come ho già accennato
parlando dei gel fotosensibili o, molto meglio, per mezzo di trasferibili.
In commercio ci sono trasferibili di tutti I tipi che, opportunamente
composti, possono dar vita alle forme più complesse e rispondere
così ad ogni nostra esigenza. Per mezzo delluso dei trasferibili
potremo ottenere segni precisi, curvature calibrate e quantaltro
ci occorra solo componendo tra di loro le forme che R41, Letraset,
Mecanorma ed altri ci mettono a disposizione.
Ogni buona cartoleria ha espositori strapieni di queste cose,
basta scegliere quello che fa al caso nostro ed usare un po di
fantasia per vedere, con lungimiranza, come costruire quello che
ci occorre attraverso le forme che possiamo reperire vicino a
casa.
Naturalmente, essendo questo metodo prettamente manuale, non ci
arrischieremo a fare fotoincisioni a più livelli dove serve una
precisione che solo il computer ci può offrire, ma potremo ottenere
egualmente delle ottime incisioni ad un solo livello che, nei
casi con pochi finestrini e forme perimetrali relativamente semplici,
come sono i locomotori diesel ed elettrici, questo semplice sistema
va benissimo.
Con questo metodo, inoltre, si può intervenire su parti anche
complesse dei nostri modelli, per modificare parti non corrette
o per creare dettagli migliori.
Per fare un semplice esempio, posso dire che la mascherina frontale
del D 236 che nella versione italiana, a differenza del corrispondente
modello tedesco, presenta una griglia a barre verticali, è ottenibile
in modo superveloce usando I trasferibili n° C 377 della R41,
semplicemente stendendone una porzione di superficie adeguata
su di una lastrina di ottone e, stendendone poi una seconda porzione
esattamente nel mezzo degli spazi lasciati vuoti dalla prima stesura,
si otterrà lesatta spaziatura con il giusto numero di barre verticali
necessario alla nostra griglia copriradiatore. Basterà poi eliminare
la vecchia mascherina, eliminare il faro alto centrale, rifilare
e rifinire alle giuste dimensioni il particolare appena costruito
per farlo combaciare perfettamente al foro ed in brevissimo potremo
aver corretto il modello in tutto metallo di produzione tedesca
e adattarlo allaspetto che questo mezzo ha assunto sotto le FS.
Ecco qui sotto laspetto prima, durante e dopo la modifica.
Posso garantire che con questo metodo si possono fare anche grandi
cose e realizzare consistenti progetti. Nel passato ho realizzato,
solo ed esclusivamente con questo sistema, il mio E 326 qui sotto
riprodotto in foto, lavorando solamente la superficie delle lastrine
che poi sarebbe rimasta in vista e tranciando poi i vari elementi
con mezzi tradizionali disponibili a tutti i modellisti (traforo,
forbice da metalli ecc.) e rifinendo poi il tutto per mezzo di
limette di forma adatta. E' un modello onorevole, in tutto ottone
e lo possedevo moltissimi anni prima che lo facesse la Lemaco,
grazie a questo semplicissimo approccio alla fotoincisione
Gli acidi
Per corrodere lottone possiamo usare molti tipi di acido, il
più rintracciabile è il Cloruro ferrico, ma nei negozi di prodotti
chimici è facilmente trovabile anche il Nitrico, molto pericoloso
per laggressività e per I fumi tossici, il Cloridrico ed altri.
Personalmente ho spesso usato una miscela formata dal 25% di acido
Cloridrico, dal 25% di acqua ossigenata a 130 Volumi ed il rimanente
50% di semplice acqua di rubinetto. Questa miscela garantisce
unottima aggressione della lastrina di ottone, non fa eccessivi
vapori, si può usare a temperatura ambiente ed è relativamente
veloce, mantenendo una trasparenza ottimale per verificare il
procedere dellincisione. Chiaramente queste cose producono sempre
vapori corrosivi ed è bene che siano fatte allaperto, mai in
casa, pena lossidazione di tutte le parti metalliche esistenti
nellappartamento. Nel caso di incisione monofacciale, ovviamente,
bisognerà ricordarsi di proteggere la superficie retrostante della
lastrina dalla corrosione; per fare ciò è sufficiente stendere
del nastro adesivo largo, quello da pacchi, su tutte le superfici
che vogliamo preservare. Agitare leggermente la lastrina immersa
nel bagno acido è indispensabile rimuovere i prodotti della corrosione
e per ricambiare continuamente l'acido che ha già lavorato, con
acido fresco.
Conclusioni
Ecco questa carrellata sulla fotoincisione è arrivata alla sua
conclusione, adesso non resta che sperimentare, fare errori, capire
dove ci si deve correggere e come ci si può organizzare meglio,
quindi riprovare ancora per arrivare alla familiarità necessaria.
Cronometrare ogni fase e prenderne buona nota per avere dei precisi
riferimenti nel futuro e correggere i tempi secondo l'esperienza
accumulata, fino a che i risultati non siano quelli desiderati.
Nessuno è nato maestro!
Quando poi si diventa abbastanza bravi, con questa tecnica si
potranno ottenere cose incredibili, l'importante, come ho detto
all'inizio della nostra chiacchierata, é quello di riuscire a
vedere lo sviluppo tridimensionale del nostro oggetto già nella
fase del disegno, calcolare bene il prodotto delle piegature e
poi incidere il metallo al punto giusto, non di più e non di meno
di quello che è strettamente indispensabile, tutto il resto è
legato alla nostra fantasia ed intraprendenza.
Giorgio Donzello