In questa carrellata di arrezzi da farsi non potevo tacere sul piano vibrante. Tutti coloro che si dedicano a pasticciare con le gomme e, conseguentemente, con le resine, sanno che uno dei problemi maggiori che si incontrano in queste pratiche, sono le piccole bollicine d'aria imprigionate nell'impasto che risalgono in superficie a fatica e, qualche volta, proprio non ce la fanno e rimangono li' solo per rovinare il nostro bel lavoro. Pero' per ottenere bei lavori bisogna rispettare anche altre regole, per esempio osserviamo sempre la regola che impone di mettere le superfici che vogliamo riprodotte perfettamente rivolte verso l'alto, si evitera' cosi' che queste rompiscatole di bollicine possano fermarsi dove noi non vogliamo.
Ovviamente anch'io, come tutti, mi sono trovato a lottare contro questi piccoli mostri ed ho messo a punto un paio di attrezzi atti a minimizzare il problema.
In pratica i metodi possibili per ovviare a questo fastidioso inconveniente sono due: il vuoto e la vibrazione. Manco a dirlo per ottenere cose egregie le due tecniche vanno usate insieme.
Qui cominciamo a parlare della vibrazione, che, secondo me, e' quella che abbisogna di uno strumento un pelino piu' complicato, meccanicamente, di cio' che serve per ottenere il vuoto e di cui parleremo in un'altra pagina.
La macchinetta, comunque, non e' molto complicata. I componenti necessari sono relativamente pochi e, penso, di facile reperibilita'. Servono, infatti, due tavole di cui una grossa e relativamente pesante che utilizzeremo per creare la base di supporto; una tavola ampia e leggera che costituira' il piano vibrante vero e proprio (il multistrato va benissimo); un motorino a 220 V di piccole dimensioni che si puo' trovare come ricambio di qualche elettodomestico (io ho usato quello di un Vortice, l'aspiratore dei fumi in cucina) che fisseremo al disotto delpiano superiore per farlo vibrare; almeno tre molle di buona rigidita' che possiamo trovare da ogni sfasciacarrozze del mondo; un eccentrico da bloccare sull'asse del motorino, ottenibile forando fuori centro un pezzo di tondo di ferro o di ottone di forma qualsiasi; un interruttore di quelli da mettere lungo il filo, come ho fatto io, oppure anche da parete (non da incasso), da fissare sul piano di legno inferiore.
Seguendo la struttura visibile nelle foto, con un po' dell'inventiva che distingue tutti noi fermodellisti, adattando, naturalmente, il progetto alle cose di cui disponiamo, non e' poi cosi' difficile realizzare un trabiccolo del genere; ricordarsi di mettere in bolla il tutto, altrimenti la vibrazioni indotte faranno inesorabilmente cadere ogni cosa ci sia sopra; non serve che sia bello, guardate il mio, l'importante e' che sia funzionale e risolva il primo dei nostri due problemi presi in esame qui.