Costruiamo la E 92.7 Passo-Passo
Chi ha già avuto l'occasione di leggere la pagina dedicata alla costruzione della E 91.3 , che é stata la prima di questo genere, dedicata ad una delle macchine prussiane di cui mi sono innamorato da tempo, saprà già come si svolgerà anche quest'altro tutorial; partiremo da ciò che si trova nella scatola del kit e, piano piano, andremo avanti assieme nella costruzione, fino ad avere la macchina finita e verniciata.
Una piccola parentesi da aprire riguarda l'attrezzatura da possedere, sapete bene che io sostengo sempre che un buon lavoro modellistico lo si può fare solo se si è adeguatamente attrezzati, ma nel caso di questi kits è praticamente tutto già fatto, noi dobbiamo solo montare tra di loro dei pezzi che sono già pronti, quindi ci serviranno solo quegli attrezzi utili a rifinire i vari particolari e a montare il modello, che sono:
1) un manipolo, Dremel o altro, con un dischetto abrasivo montato (vedi http://www.rotaie.it/New%20Pages/Manipolo.html )
2) un saldatore della potenza di circa 50W con un barattolino di pasta salda o flussante, e una matassina di calzetta di rame che ci servirà nei casi in cui avremo usato un po' troppo stagno e dovremo toglierne l'eccedenza ( per i saldatori vedi il capitolo dedicato loro http://www.rotaie.it/New%20Pages/Saldatori%20a%20Stagno.html )
3) limette ad ago di varia forma per rifinire i vari particolari in tutte quelle posizioni in cui non sia agevole usare il dischetto abrasivo. Quelle più interessanti in questo genere di lavori sono la limetta piatta e quella con sezione a triangolo
4) un tronchesino ben affilato e tagliente per eliminare le eccedenze delle fusioni e per staccare i vari componenti dalle lastre; per quest'ultimo lavoro andrà bene anche una robusta forbicina a punte corte e sottili
5) pinze di varia foggia, ma soprattutto una a becchi lunghi, sottili e piatti per piegare comodamente le lastrine che necessiteranno di essere piegate ( per le pinze vedi http://www.rotaie.it/New%20Pages/Pinze%20e%20Pinzette.html )
6) almeno due pinzette a becchi sottili per tenere con la prima, ed eventualmente allinearli tra di essi con la seconda, i particolari che dovranno essere saldati tra di loro
7) un cacciavitino a taglio per uso modellistico
8) Un maschio da 1,4 mm passante, per filettare le sedi dove andranno avvitate le varie viti che renderanno il modello completamente smontabile. Nelle nostre costruzioni è di gran lunga da preferire un maschio unico di tipo passante e non la serie di tre maschi. Questa caratteristica è molto utile sia per la rapidità nella filettatura, sia perchè, a volte, ci serve usare la conicità del maschio per eseguire delle filettature "scarse", cioè che blocchino la vite dopo pochi giri e la tengano stretta senza il pericolo che questa si sviti; per esempio nei perni di biella che, così facendo, non abbisognano di colla per essere bloccati; non è il caso di questa macchina, ma era solo per spiegare il motivo di questa scelta.
9) Un piccolo raschietto per togliere qualche eccedenza di stagno nei punti difficili
10) Un martello leggero di gomma o, in alternativa, uno di legno morbido e una lama di acciaio o di duralluminio a cui arrotondare lo spigolo superiore, da serrare in morsa per piegare i musetti ed i tetti. Procuratevi anche un tondo pieno o un tubo robusto del diametro di 35/40 mm per la piegatura della parte centrale dei tetti.
Come vedete non è molto, inoltre sono tutte cose che qualsiasi modellista deve già possedere per forza, forse solo il maschio da 1,4 dovrà essere comperato, ma un modellista che lavori su modelli in metallo da tempo, dovrebbe possere già anche questo attrezzo, in quanto la misura 1,4 MA si è dimostrata nel tempo la più corretta in questo genere di lavori per dimensioni della vite, rapportata alla dimensione del filetto. Avere delle punte da odontotecnico di forma leggermente conica, da inserire sul mandrino del manipolo, molto utili per allargare qualche foro, è sicuramente un aiuto, ma queste cose si possono fare anche con altri semplici attrezzi, per esempio con gli alesatori per gli ugelli del gas ( http://www.rotaie.it/New%20Pages/Alesatori.html ) o anche, come è logico, con punte da trapano. (vedi anche http://www.rotaie.it/New%20Pages/Mandrini%20a%20Mano.html )
Ora, finalmente, possiamo aprire la scatola ed eccoci di fronte al suo contenuto: due lastre in alpacca da 0,4 mm formato A4 e una più piccola che contiene i pantografi (una sola lastra nella versione in scala N); un cartoncino che sostiene una busta termosaldata con tutte le fusioni, gli ingranaggi, le ruote, i motori e tutti gli accessori necessari ed infine le istruzioni sul posizionamento di ogni più piccolo particolare.Quando aprirete la scatola non dovreste provare nessun senso di disagio, in quanto tutto è suddiviso in modo ordinato, secondo le varie fasi della costruzione e voi dovrete prelevare di volta in volta solo il particolare che vi necessita fino all'esaurimento delle risorse che dovrà corrispondere, se non si é dimenticato nessun passaggio, alla conclusione della costruzione.
Prelevando di volta in volta i componenti corretti e mettendoli insieme nella giusta posizione vedrete crescere velocemente la loco nelle vostre mani. Si, lo so, i pezzi sembrano tanti e potrete perdere la sicurezza in voi stessi prima di cominciare, ma abbiate fede nelle mie parole e vedrete che il lavoro procederà più velocemente di quanto potreste pensare all'inizio. Inoltre nelle lastre io metto sempre più particolari del necessario, in modo da poter sopperire a qualche piccolo errore o anche semplicemente per non dover rincorrere un particolare che ci è sfuggito dalla pinzetta.
Partiamo, quindi, cominciamo con lo staccare le parti che comporranno i telai e i praticabili delle due sezioni della 92.7, che trovate illustrate nella foto seguente.
Fatto questo, dovremo piegare le parti più lunghe che compongono il telaio, secondo le linee presegnate al loro interno. Nota importante, fatto salvo per casi assolutamente marginali che eventualmente vi segnalerò quando si verificherà il caso, tutte le linee di piega sono posizionate all'interno della parte da piegare.
Noterete che le parti piegate del telaio mostreranno dei piolini sulla parte superiore; questi piolini dovranno essere inseriti nei corrispondenti fori presenti nel piano dei praticabili e dovranno essere saldati nella loro posizione dal di sopra, badando che lo stagno penetri adeguatamente nella saldatura. Per essere certi che il tutto risulti perfettamente in piano, mentre saldate questi particolari, io vi suggerisco di tenere il complessivo premuto su di un piano perfetto e rigido. Questa semplice avvertenza vi garantirà la perfetta complanarità del piano degli assi. Non servirà assolutamente che poi saldiate questi componenti anche dal di sotto, lungo tutto il piano di appoggio, sono sufficienti le saldature eseguite dal di sopra, in quanto, con il procedere del lavoro, noterete che i telai saranno ulteriormente rinforzati da mille altre saldature che ne irrobustiranno la consistenza in modo sostanziale. Naturalmente cercherete di fare saldature penetranti, soffermandovi qualche secondo sul punto di saldatura con il ferro caldo, per permettere allo stagno di scorrere e di penetrare per bene. Ecco qui sotto il procedimento da seguire e il risultato finale di questa prima operazione.
Per i più precisi e desiderosi di ottenere un super risultato, come ho già esposto nella costruzione della E91.3 (anche se in quel caso i componenti erano differenti), si potranno usare degli assi da 2 mm abbastanza lunghi posti su una "U" di alluminio di adeguata larghezza, questo profilato ad "U" è di facile reperibilità presso i serramentisti, quindi saldare il piano orizzontale sui due componenti il telaio, tenendo premuto il complessivo sugli assi e non semplicemente su di un piano come vi ho suggerito prima; il risultato praticamente non dovrebbe cambiare, ma quest'ultimo approccio sarà assolutamente più scientifico e non lascerà spazio a banali irregolarità, in quanto, con questa operazione, saremo certi che la saldatura che andremo ad eseguire, bloccherà il telaio così costruito perfettamente in piano e saremo assolutamente certi che gli assi saranno assolutamente complanari. Ovviamente la medesima operazione andrà fatta poi anche sull'altro semitelaio. Ecco qui di seguito due foto di questa operazione prese per semplicità dalle istruzioni relative alla E91.3.
Arrivati qui, dobbiamo assolutamente saldare i fanali nella loro posizione, in quanto, una volta saldato il pancone con il sottopancone, quello con le due brevi pieghe ad "U", non ci resterebbe lo spazio necessario per far passare la punta del saldatore, come invece è necessario per saldare adeguatamente i fanali, quindi lo faremo adesso e, da ora, per un po' seguiamo la costruzione di una sola sezione del modello, solo per mia comodità, ma voi andrete avanti di pari passo con tutte e due le semiunità della macchina che sono perfettamente uguali tra di loro.
Ecco qui sopra eseguita l'operazione. Adesso staccheremo dalla lastra i panconi e i sottopanconi per saldare anch'essi in posizione. Eccoli qui sotto
Quindi li salderemo al loro posto dapprima puntandoli lateralmente e poi eseguendo una saldatura completa. Prenderemo anche i respingenti dalla busta delle fusioni perchè ci serviranno subito dopo. Ecco il riassunto qui sotto.
Ora non avremo che da saldare i respingenti nella loro posizione, ricordando che il respingente rotondo si deve collocare sulla destra secondo il senso di marcia e quello piatto, sulla sinistra. Nota importante, le fusioni non sono oggetti pressofusi, quindi andranno sempre preparati lavorando un po' di dischetto abrasivo o di lima affinchè si presentino perfetti, senza sbavature e senza nessun altro difetto estetico. Ecco qui sotto il lavoro già eseguito.
Per quel che riguarda il gancio e gli accoppiatori, li sistemeremo in posizione solo alla fine del lavoro, un po' perchè sono particolari sottili e delicati e un po' perchè si è parecchio agevolati nella verniciatura senza la loro presenza. Qualcuno mi chiede perchè non inserisco i respingenti molleggiati, ebbene i motivi sono due, il primo è che costano abbastanza e questo farebbe lievitare ancora di più il costo del kit, cosa che io non voglio; il secondo è che non servono a nulla, ne' sotto il profilo estetico, ne' sotto quello funzionale. Per mia esperienza personale e anche di quella di molti amici interrogati sull'argomento, i respingenti molleggiati si provano con il dito nel momento in cui si acquista il modello che ne è provvisto, poi, per tutta la vita del modello non si bada mai più se ci siano oppure no. Ecco spiegato l'arcano, i motivi sono questi.
Ma continuiamo con la costruzione, ora pensiamo alle fiancate del telaio. Dalle fusioni prendiamo le riproduzioni delle balestre e delle boccole, le bombole dell'aria e i cilindri del freno. Controllate che questi ultimi siano due destri e due sinistri. Dalla lastra dovremo prendere ancora tutte le scatolette necessarie, due grandi e quattro piccole, più due parecchio più grandi che vanno anch'esse da un solo lato, queste ultime sono le cassette degli attrezzi. Ci servono ancora le 12 sabbiere che sono di tre tipi diversi, quindi guardate bene le foto che seguiranno per capire dove vadano esattamente posizionate. Staccheremo dalla lastra anche i supporti inferiori del piano cabina; anche questi sono destri e sinistri e qui potete agire in due modi che ora vi spiegherò. Potete accoppiare le fotoincisioni di questi particolari a due a due, in modo che presentino le chiodature da ambo i lati e poi saldete ogni coppia sul modello, oppure, più semplicemente, potete saldare sul modello questi particolari singoli, badando che le chiodature siano visibili guardando la semiunità dal davanti. Non si noterà molto quale di queste due tecniche avrete usato perchè sono posizionate in un punto praticamente invisibile del modello, ma ad uno sguardo più attento, con il modello in mano la cosa potrebbe essere facilmente notata; ovviamente la soluzione migliore è la prima ed è anche quella che io vi consiglio e quella che normalmente io uso; in questo caso i pezzettini triangolari che dovrete prelevare dalla lastra sono 8 destri e 8 sinistri per ogni semiunità. Ecco qui sotto il panorama dei pezzi necessari alle operazioni di cui vi ho parlato, due viste della stessa scena per capire meglio.
L'operazione da eseguire per prima, è quella di preparare tutti i componenti e renderli pronti all'uso; bisogna togliere tutte le tracce dei testimoni (sono quelle linguette che tengono i componenti della fotoincisione legati alla lastra) dai pezzettini che abbiamo separato dalla lastra. Poi prenderemo in mano le fusioni e anche da queste bisogna togliere le tracce dal punto che le teneva legate alla materozza. Per fare queste operazioni useremo un trancino ben affilato e un dischetto abrasivo posto su un manipolo, in mancanza di questo anche una limetta ci potrà essere sufficiente. Le varie cassette e le sabbiere devono essere piegate e preparate saldandole nel loro interno. Ecco qui sotto i componenti saldati e rifiniti, quindi pronti ad essere istallati sulla macchina. So che queste operazioni sono lunghe e noiose, ma vanno comunque fatte, infatti tutto questo lavoro sarà poi quello che darà valore al vostro modello e creerà la differenza sostanziale che esiste tra il prezzo di un Kit e quello di una macchina finita e pronta per essere messa sui binari. Anche questa volta due foto da due angolazioni diverse dei componenti necessari per ogni semiunità.
Nelle foto successive adesso troverete il progredire delle operazioni della saldatura dei componenti nell'ordine in cui le operazioni vanno fatte per rendere il lavoro più agevole.
La prima operazione da fare è quella di montare i triangoli di rinforzo del pianale cabina. Eccoli qui.
Poi sistemiamo in posizione i due supporti della bombola di aria compressa...
...e immediatamente dopo salderemo nella sua posizione la bombola, cercando di eseguire la saldatura sul di dietro della bombola, in modo che la saldatura sia il meno visibile possibile dall'esterno.
L'operazione da fare ora è quella di sistemare le due pompe del freno che, come ho già detto, sono una destra e l'altra sinistra. Prima però si devono saldare i due rinforzi inferiori rivettati. Questi li ho disegnati anche sul telaio in modo che, se vi dimenticate di questa operazione o se non avete voglia di farla, il risultato non ne risentirà poi molto; naturalmente con questi due particolari montati il modello è più bello e completo e le leve delle pompe dei freni stanno perfettamente verticali. Ecco qui sotto le foto di questa operazione con il particolare del rinforzo di cui parlavo pocanzi.
Ora tocca alle balestre, sono due doppie due singole per ogni semiunità. Anche queste fusioni, come tutte le fusioni a cera persa, hanno bisogno di essere curate un po'; bisogna togliere loro le eccedenze, lisciarle nella parte inferiore e togliere tutti i perni che non sono previsti sulla lastrina fotoincisa. Questa operazione si esegue, dapprima troncando le eccedenze e poi lisciando con una limetta, o, meglio e più rapido, con un dischetto abrasivo. Ci si scotterà un po' le dita, ma è questione di poco. Bisogna fare molta attenzione nel punto di contatto tra balestra e boccola, in quanto la boccola dovrà aderire il più possibile al telaio, quindi lavorando un po' sulla balestra e un po' sulla boccola si ottimizzerà il profilo del punto di contatto tra queste due parti. I punti delle balestre da correggere con il dischetto abrasivo sono segnati in rosso nella seconda delle foto che seguono
mentre le boccole dovranno essere spianate nella parte posteriore e corrette leggermente nel punto di contatto con la balestra. Spero che la foto seguente in cui si vede la boccola da vari punti di vista sia abbastanza esplicativa.
Fatto questo si provvederà ora a saldare in posizione il rinforzo longitudinale del praticabile con l'avvertenza che sia perfettamente appoggiato nella parte anteriore alle due alette che abbiamo prima piegato ad U del sottopancone. Nella parte posteriore dovrà risultare leggermente più corto del telaio. Naturalmente poi, dopo aver saldato le due parti di testa al telaio esterno, metteremo un punto di saldatura in corrispondenza di ognuno dei triangoli di supporto del praticabile che abbiamo già saldato al telaio all'inizio; questo manterrà il rinforzo longitudinale appena saldato in posizione corretta per sempre
Ora è la volta di posizionare tutti i vari scatolotti ubicati sotto al praticabile. Questi sono tre piccoli e uno grande per ogni sezione della locomotiva. Cominciamo con i tre piccoli che andranno sul fianco sinistro; ebbene, se guardate bene, noterete che non sono tutti e tre uguali, in quanto uno di essi è leggermente più alto. Questo più alto va posizionato sulla parte anteriore del telaio e i due più bassi vanno saldati appaiati a 2/3 della fiancata. A determinare la loro esatta ubicazione, troverete delle piccole feritoie sul fianco del telaio esterno. Le due codine di cui sono dotati questi particolari, vanno inserite nelle corrispondenti feritoie e saldate dal di dentro, come quasi tutto ciò che abbiamo saldato finora. Poter eseguire le saldature dal di dentro è la chiave per avere un modello bello e "pulito" fin da subito e prevede minimi lavori di pulizia e di correzione, cosa non sempre vera eseguendo le saldature dal di fuori, per quanto bravo sia il modellista. In pratica, eseguire le saldature dal di dentro permette anche al neofita di produrre un modello alla stessa levatura di quello assemblato da un esperto.
Come avrete notato, c'è ancora uno scatolotto, quello più grande che va sul lato destro di ogni semiunità, riproducente la cassetta degli attrezzi. In alcune lastre questo scatolotto presenta un'interferenza con la fusione della doppia balestra, interferenza che andrà eliminata rimuovendo posteriormente gli angoli inferiori per lo spessore necessario. Normalmente però le lastre hanno questa correzione già eseguita e questa operazione non è necessaria.
Siamo vicini alla fine, ma non abbiamo ancora terminato con il nostro telaio, in quanto dobbiamo saldare sulla macchina anche le sabbiere. Queste sono sei su ogni semiunità e per di più sono di tre forme differenti, a due a due sono uguali e vanno posizionate simmetricamente sulla macchina. Ne trovate due con il corpo più basso e queste vanno sistemate sotto ai bilanceri delle sospensioni; poi altre quattro, quasi uguali per dimensioni, ma due di esse hanno gli spigoli inferiori smussati e due no. Ebbene, quelle con gli spigoli smussati vanno sul davanti mentre quelle con gli spigoli vivi vanno dietro. Tutte queste sabbiere presentano posteriormente due codine, come le scatolette di prima, che andranno infilate nelle apposite fessure e poi saldate dal di dentro. Ecco le foto del lavoro ultimato in cui si vede perfettamente quanto "pulite" risultino le fiancate dei telai nonostante la miriade di saldature eseguite.
Adesso ci manca ancora da montare le scalette di accesso alle cabine e così avremo quasi concluso i lavori sui due semitelai. poi per decretare terminati i telai ci sarebbe ancora un'altra piccola operazione da fare riguardante il rinforzo e la sagomatura dei cacciapietre, ma questa è meglio farla quando la macchina sarà dotata di ruote e potremo, più facilmente, piegare questi in posizione, traguardando la macchina di fronte poggiata su di uno spezzone di binario.
Bene, ora pensiamo alle scalette.
Quando progetto una nuova locomotiva, io mi metto sempre nei panni di chi deve montare il modello, quindi, anche questa volta, per non mettervi in difficoltà con mille pezzettini da tenere insieme a fatica, e poi saldarli uno con l'altro nella giusta posizione e con la giusta spaziatura, cerco di preparare le scalette (quelle compatibili con questa tecnica, naturalmente) in un unico pezzo semplicemente da piegare; ecco qui sotto come ho preparato le scalette della E 92.7; é sufficiente piegare i gradini di 90° con una pinzetta a becchi piatti, badando che la zigrinatura resti sopra, quindi piegare le due parti verticali anch'esse di 90° verso l'indietro per avere una scaletta bella, pulita e finita in poche mosse. Naturalmente una piccola saldatina invisibile, eseguita dal di sotto degli scalini non farà male e garantirà la giusta robustezza di questi delicati particolari. Ecco qui sotto la progressione del lavoro da eseguire, nella prima foto le scalette al loro stato iniziale; nella seconda le scalette con i soli gradini piegati di 90° e, infine, nella terza, anche le ali laterali piegate ed in pratica le scalette finite. Ho volutamente lasciato che due scalette siano un po' storte per potervi mettere in guardia da questa possibilità che si crea in quanto il lavoro di piegatura, per comodità, si esegue tenendo i particolari in mano e quindi si può incorrere in questo inconveniente. Quindi, una volta piegate e prima di saldarle controllatele bene su di un piano di riscontro.
Ecco qui sotto le scalette saldate in posizione e i telai, a questo punto, sono molto vicini ad essere praticamente terminati.
Infatti i telai hanno ancora bisogno di alcune piccole attenzioni per dire che siano completamente terminati. Dobbiamo ancora saldare i predellini sui panconi anteriori e i supporti dele tubazioni che uniscono le due semiunità tra di esse nella parte posteriore di ogni semitelaio. Un'altra cosa che dobbiamo fare, è quella di raddoppiare lo spessore degli scacciasassi. Nella lastra io vi ho proposto due possibilità, una è quella di usare il tipo di rinforzo che è raffigurato sulla sinistra della foto che comprende anche la piastra di fissaggio; l'altra è quella di usare gli scacciasassi e le piastre di fissaggio separate. Ovviamente la prima soluzione è più facile ed immediata, ma la seconda, anche se un po' più difficile da praticare, offre rilievi e spessori maggiori della prima e modellisticamente è la soluzione di maggior pregio. Qui la scelta è solamente vostra.
Cominciamo con le scalette frontali. Tenendole con una pinzetta, vanno saldate al pancone badando che risultino perfettamente verticali e anche di non usare troppo stagno per non sporcare con esso il pancone stesso. Nelle foto sottostanti potete trovare le due fasi della saldatura.
Quindi ora passiamo ai supporti delle tubazioni che uniscono le due semiunità. Questi sono molto più semplici da saldare e la saldatura stessa è nascosta dal bordo del praticabile, quindi potete anche abbondare un po' con lo stagno, sicuri che la saldatura sarà invisibile. Naturalmente questi supporti vanno posti su ambo i lati dei due telai. Ecco qui sotto le foto di questo semplice lavoro.
Fatto questo ci manca ancora di rinforzare lo spessore degli scacciasassi. Come ho scritto poco prima, avete due possibilità di procedere; io seguirò la seconda che vi ho elencato, cioè userò gli scacciasassi a spessore intero e le piastre di fissaggio separate; questo approccio conferisce al modello un aspetto più massiccio e robusto. Detto questo, saldate all'interno degli scacciasassi facenti parte del telaio quelli da riportare. Poi, dopo aver messo provvisoriamente il telaio su due assi ed aver appoggiato il tutto su di uno spezzone di binario, prendete per bene le misure e provvedete a piegare gli scacciasassi accoppiati verso l'interno a forma di "S", così come risulta dalle foto. Come ultimo lavoro saldate tra i due scacciasassi una barra trasversale usando due spezzoni del filo da 0,6 mm. Il lavoro è concluso.
Non ci resta che costruire i due timoni di allontanamento. Ecco qui sotto rappresentati tutti i componenti necessari alla loro costruzione. Nella foto vedete anche il soffietto che unisce le due semiunità perchè, come capirete tra un po', anch'esso fa parte integrante del timone di allontanamento.
Per prima cosa piegheremo tutte le alette dei componenti citati nella foto, seguendo le tracce presegnate e facendo attenzione che, come in tutta la macchina, le tracce incise dovranno essere rivolte all'interno della piega. Non sarà male se salderete le pieghe in modo da irrobustirle.
Pieghiamo intanto il primo supporto della molla di richiamo, quello ricavato sul telaio, in modo che possa trattenere uno dei due anelli della molla stessa (vedi la prima foto), poi porremo il timone vero e proprio nella sua posizione e, dal di sotto, infileremo i chiodini di ottone che troverete nella dotazione, nei due forellini ricavati nel timone dopo averli fatti passare ognuno per la rondella preposta a trattenere la testa del chiodino, in modo che non passi per il foro. Salderemo i due chiodini sulla faccia superiore del timone di allontanamento tenendo ben premuto il tutto. Il chiodino che passerà per la cava a "V" che si trova vicino al bordo di coda, a differenza dell'altro, dovrà passare anche per il nottolino di ottone che assicurerà lo scorrimento durante il suo funzionamento. Comunque nelle foto seguenti trovate tutta la sequenza di operazioni da eseguire nell'ordine corretto, in più troverete anche una vista dal di sotto che metterà in evidenza ancor meglio i due passaggi dei chiodini e le relative rondelle. Fatto questo dovremo piegare il chiodino che passa per la "V" in modo che possa trattenere il secondo anello della molla che, quindi, andrà da questo a quello fisso sul telaio. Ultima operazione, dovremo tranciare l'altro chiodino che, diversamente, andrebbe a interferire con la molla. Più facile a farsi che a dirsi. E' un sistema semplice, ma di comprovata efficienza e affidabilità, basta far molto bene le uniche due saldature necessarie.
Come è ben visibile nella prima foto, noterete la posizione del nottolino forato in cui passa il chiodino di coda, inoltre dalla seconda foto risulta evidente come dovranno essere piegati i supporti della molla di richiamo. Nell'ultima foto potete vedere come andranno a posizionarsi i due timoni in attesa del pezzo centrale che li bloccherà insieme.
Come vi avevo già detto innanzi, il pezzo che dovrà bloccare assieme i due ganci è costituito dal soffietto che, nella sua parte bassa, è conformato in modo da essere attraversato dalle due code dei due ganci che verranno bloccate ad esso tramite due viti. Il tutto risulta solido, funzionale, smontabile ed invisibile. Ma ora veniamo ai fatti e cominciamo la semplice costruzione di questo ultimo particolare. Il soffietto è praticamente costituito da tre pezzi. Il primo è il soffietto vero e proprio da piegare secondo i segni incisi e saldare lungo il bordo libero. Il secondo e il terzo, che vanno saldati insieme, invece costituiscono la parte su cui bloccheremo le due code dei timoni. Nella foto sottostante vedete questi due particolari saldati insieme. Il motivo di questo accoppiamento è molto semplice, si tratta di dare più spessore su cui avvitarsi e quindi più filetti utili, alle due viti che bloccheranno assieme le due semiunità, in modo che si possa stringerle senza paura di sfilettarle. Anche questo è un sistema semplice ed economico che uso spesso nei punti cruciali di qualche macchina.
Nelle foto che seguono vediamo tutta la procedura. In particolare nella seconda e terza foto vediamo il particolare della foto sopra saldato in posizione, sia dall'alto che dal di sotto. Questo particolare deve essere saldato dal di sotto per non occupare con lo stagno la fessura in cui poi dovranno passare le code dei timoni di allontanamento. Nella foto in cui si vede il soffietto dal di sotto, la terza, si può notare benissimo come andranno a posizionarsi i fori delle viti con lo spazio per le relative teste. Infine, nell'ultima foto, ho voluto evidenziare come vadano infilate le code dei timoni, prima di essere bloccate con le viti. Penso di essere stato ultrachiaro.
Bene, ora potremo pensare alle casse, ai tetti e a tutto quello che va sopra ai telai. Cominciamo, quindi, con lo staccare dalle lastre le varie parti che compongono le casse. Qui sotto trovate una foto che riassume in un colpo d'occhio i componenti necessari, anzi le foto sono due poichè inizialmente mi ero dimenticato di inserire i due pezzi che compongono la parte posteriore della cassa e li vedete nella seconda foto già piegati e saldati.
Ecco, adesso comincia la parte più delicata e più difficile, ma che è tra le più importanti per dare a questa locomotiva tutta la sua bellezza e il suo fascino: dobbiamo piegare in modo arrotondato le parti laterali dei musetti. Assieme alla piegatura dei tetti, questo sarà l'unico scoglio che dovrete affrontare, ma vi garantisco che, se seguirete i miei consigli, anche queste due difficoltà saranno superate agevolmente; l'importante è non avere fretta di terminare, ma procedere con tanta pazienza fino a che non sarete soddisfatti del lavoro fatto. Gli attrezzi necessari sono: una lama poco spessa di acciaio o di alluminio anodizzato, che è di una lega un po' più dura dell'alluminio normale, stretta in una morsa, a cui avrete arrotondato lo spigolo superiore e poi un piccolo martello di legno, facile anche da farsi, o, se non volete farvelo, andrà bene anche uno in gomma dura che si trova a pochi soldi in tutti i negozi di ferramenta; l'importante è che sia piccolo e relativamente leggero in modo da non battere troppo violentemente, ma da piegare il metallo piano piano, quasi impercettibilmente, ma questa lentezza vi permetterà di regolare di volta in volta la posizione del musetto e di controllare che la piega che state facendo sia ortogonale e nel punto preciso in cui deve essere. Sul retro della lastrina, infatti, noterete che c'è una zona di indebolimento, disposta proprio per identificare il punto esatto in cui va curvata la lastrina e anche per agevolare questa operazione. Controllerete che le due pieghe di ogni musetto siano simmetriche e ben rotonde, senza spigoli, regolando quella meno precisa affinchè sia uguale all'altra. Un'ultima cosa, non preoccupatevi se vi si rompe quella righina di alpacca al centro del musetto con tre forellini, volendo potete anche toglierla, perchè poi avrete ancora i riferimenti per il mancorrente e per la maniglietta anche sulla parte centrale che va saldata sopra al musetto; l'avevo fatta solo per avere un riferimento in più al momento di saldare la griglia frontale, ma non è indispensabile, per questo basta un po' di occhio.
Il risultato finale del lavoro dovrà essere almeno del tipo rappresentato nella foto sottostante, In pratica le due pieghe arrotondate dovranno essere uguali tra di loro, simmetriche e parallele. Ma vedrete che aiutandovi con una pinza per raddrizzare un po' il lamierino quando avrete esagerato con la curvatura e riprendendo poi a battere con dolcezza, lentamente il metallo si piegherà come voi vorrete.
Ora piegheremo i cassoni laterali e applicheremo ad essi tutti gli sportelli, piegando dapprima le codine relative alle cerniere, infilandole poi nelle fessure corrispondenti e saldandole dall'interno. Per questi particolari non servirà una super saldatura totale, basterà saldare le codine infilate e poi dare due punti di saldatura dal lato opposto mentre terrete lo sportello in posizione corretta, stretto con una pinzetta.
Dalle foto fatte a queste macchine quand'erano ancora in servizio, si nota che la griglia orizzontale sul cassone sinistro di ogni musetto risulta lucida e si differenzia dal resto della macchina verniciata; c'è da credere che fosse in metallo lucido, quindi io preferisco non applicarla ora, ma alla fine di tutto il lavoro, con la macchina finita e verniciata. Posso garantire che il modello ne guadagnerà molto usando questa finezza, potete controllare quanto ho detto osservando la foto in testa a questa pagina in cui ho rifinito la E92.7 proprio in questo modo. Si noterà come questo semplice particolare "alleggerisca" e ravvivi tutta la fiancata.
L'operazione che dovremo fare adesso è quella di saldare i cassoni laterali ai musetti, si, quelli a cui abbiamo arrotondato i musi, però prima di questa operazione dovremo piegare di 90° le due pareti frontali della cabina. I due cassoni laterali della cabina presentano delle linguette che andranno infilate nelle apposite fessure e, tenendo il tutto stretto tra le mani, saldermo anche questi particolari dal di dentro come sempre.
Arrivati a questo punto, completeremo i musetti con gli sportelli e le griglie che ancora mancano. I particolari in questione sono indicati nella foto sottostante tra i due musetti. Ricordo solo che la griglietta che andrà nel vano in alto a sinistra del muso, va prima piegata a 90° lateralmente e poi infilata nella sua sede, badando che la spiovenza delle alette sia verso il basso.
Ecco il risultato di questa nostra ultima operazione, vista dai due lati.
Ora siamo verso la fine delle operazioni da fare sulle due casse, perciò salderemo definitivamente la parte posteriore che al vero rappresenta la zona del bagagliaio, alla parte anteriore delle cabine di guida, questa volta stando ben attenti che il tutto poggi su di un piano perfetto, in quanto tutti i maneggiamenti precedenti potrebbero aver un po' piegato l'allineamento delle due parti da unire. Quindi, una volta certi che questo allineamento sia perfetto, uniremo le due parti. Se osserverete bene, il punto di contatto tra le due parti, subito dopo il finestrino della cabina di guida, presenta un piccolo gradino largo esattamente 4 decimi di mm che risulta essere lo spessore della parete da saldare ed è proprio qui che si deve far combaciare la parte posteriore con la parte anteriore. Una volta che le due parti combaciano, daremo un piccolo punto di saldatura dall'interno e verificheremo ancora che il complessivo delle due parti sia allineato e perfettamente in piano, quindi daremo un altro punto di saldatura sulla parete opposta. In questo momento dovremo anche controllare che i fori presenti sulle casse corrispondano ai fori presenti sul telaio, poichè se le curvature del muso non sono eseguite perfettamente questi fori potrebbero non coincidere. Se saremo certi che tutto sia in ordine continueremo con il dare altri punti di saldatura interni al modello mentre terremo strette in posizione le due parti e ricontrolleremo ancora la loro complanarità. Solo a questo punto potremo saldare definitivamente i quattro lati su tutta la loro lunghezza. A raccontarlo sembra un procedimento lungo e noioso, ma in verità questo è quello che si fa normalmente, un'operazione dopo l'altra senza quasi accorgersene, in pochi minuti di lavoro. Ed ecco il risultato.
A parte i mancorrenti, che io vi consiglio di saldare per ultimi in quanto sono particolari esili e possono deformarsi leggermente con un maneggiamento intenso, ci manca ancora di saldare sui musetti, proprio in posizione frontale, le griglie di aereazione grandi. Le ho volute tenere per ultime perchè su di questo particolare volevo parlarvi un momento.
Queste griglie le ho preparate in due differenti modalità; ognuna di queste due modalità presenta delle sue specifiche peculiarità che vi specificherò e starà poi a voi decidere quale delle due scegliere.
In pratica una delle due è già bella e finita e basta montarla in posizione e si è a posto; l'altra, invece, è formata da tre parti che vanno montate opportunamente e poi saldate sulla macchina. Già dopo questa prima e secca differenziazione qualcuno di voi avrà già deciso per quale optare... chi non si sente molto sicuro delle proprie abilità tecniche o perchè non è dotato di quelle attrezzature specifiche che potrebbero facilitare questo lavoro, sceglierà la via più facile e monterà quelle già pronte all'uso, come dargli torto, mentre chi ama superare qualche difficoltà e ama le sfide con se' stesso, proverà la strada un po' più laboriosa, ma decisamente più appagante, di comporre le griglie da se'. C'è da dire che, mal che vada, resta sempre l'altra strada aperta e il modello non ne soffrirà che minimamente.
Voi vi chiederete perchè io abbia scelto di aggiungere questa complicazione, ma dovete sapere che io cerco sempre di riprodurre la realtà nel modo più preciso e accurato possibile e, se osservate attentamente le foto della macchina vera, noterete che queste due grandi griglie verticali sporgono un po' dagli sportelli frontali che le sorreggono, di qui la decisione di ricorrere a questo stratagemma per ottenere anche questo risultato, poichè la semplice fotoincisione non ce l'avrebbe fatta da sola, non solo, ma il disegno e la costruzione delle due grigliette sono studiate per dare l'impressione che le alette delle griglie siano effettivamente inclinate come al vero. Ecco nella foto seguente le due soluzioni affiancate e messe a confronto, a sinistra quella bell'e pronta e a destra quella in tre parti da comporre.
Ora prendiamo in considerazione solo quella da costruire, in quanto per l'altra, oltre alla raccomandazione di montarla perfettamente verticale, non c'è molto da dire.
Per prima cosa dobbiamo lavorare sulle alette laterali delle due grigliette, piegandole esattamente a 90° e badando di tenere la piegatura il più a ridosso possibile alle alette orizzontali. Questo per mantenere i complessivi il più stretti possibile, visto che poi li dovremo inserire dal lato posteriore nei due vani delimitati dalla cornice che riproduce gli sportelloni frontali. Ecco qui sotto due foto di questa operazione.
Come noterete, una volta piegati i supporti verticali delle alette, visti lateralmente o anche solo di 3/4, metteranno in evidenza l'inclinazione dei supportini che sorreggono le alette. Questa inclinazione è quella che darà il senso di spiovenza alle alette e dovrà essere obbligatoriamente disposta dall'alto verso il basso, esattamente come sono disposte le alette vere. Potrebbe essere necessario qualche colpo di limetta per far entrare per bene le alette nei loro vani, ma, secondo me, vale la pena di provarci. Ecco qui sotto la foto delle due soluzioni messe a confronto, viste da varie angolazioni, anche se fatto in fretta per ovvie ragioni, il risultato espresso da quello composto è decisamente più realistico.
Non ci resta che saldare le griglie ai musetti e passare quindi alle operazioni successive. Per aiutarsi a posizionare la griglia perfettamente verticale ci si può aiutare con il portabandiera e il mancorrente centrale che, infilati provvisoriamente nei fori previsti per essi, vi aiuteranno a mantenere perfettamente verticale questo particolare. Io, per abbreviare i tempi di produzione di questo tutorial, adesso monterò le griglie pronte all'uso, così non servirà che costruisca anche la seconda griglia; quella che ho già fatto la userò su un secondo modello, quando avrò più tempo a disposizione. Ecco nella prima foto i musetti con la griglia montata e saldata in posizione, mentre nella seconda gli stessi musetti dopo una veloce passata con una spazzolina di acciaio montata sul manipolo, si può fare anche di meglio insistendo un po' di più.
Ora che abbiamo montato le mascherine frontali, possiamo completare i musetti con fanali, portabandiera e mancorrenti, in quanto questa parte non verrà penalizzata dai nostri maneggiamenti come le fiancate laterali, quindi il nostro lavoro verrà salvaguardato e non dovremo temere di doverlo correggere o rifare nuovamente. Le parti da saldare sul modello in questo caso sono quelle visibili nella foto seguente, più le manigliette da saldare al centro degli sportelli grigliati che mi sono dimenticato di fotografare.
Ed ecco tutti i particolari posti in opera... adesso possiamo dire di essere a buon punto.
Le casse mancano ancora dei portelloni che danno accesso al bagagliaio e della riproduzione di un pannello rivettato esistente sullo stesso fianco, ma questa è una semplice formalità che vi impegnerà 10 o 15 minuti al massimo. I particolari mancanti, che sono gli ultimi per completare le casse, sono tutti in questa foto che segue. Un'unica attenzione dovete riservarla alle manigliette che sono di due altezze diverse, in quanto quelle che vanno sul portellone sono più basse di quelle adiacenti che vanno direttamente sulla cassa. Queste manigliette sono in un gruppo che porta il segno "-" e il segno "+" che stanno ad indicare le più basse (-) e le più alte (+)
Per prima cosa saldiamo sulle casse le cornici rivettate. Queste presentano su di un lato due linguette che andranno inserite in due piccoli fori predisposti sulle casse. Salderemo le due linguette dal di dentro della cassa e poi il lato opposto della cornice direttamente sulla cassa. Se userete un filo di stagno e la pasta saldante, osserverete che lo stagno scorrerà sotto alla cornice e seguirà la punta calda del saldatore lungo tutto il lato. Se avrete esagerato con lo stagno, potrete prendere la trecciola di rame, bagnarla un po' di pasta salda e ripassare la saldatura frapponendo la trecciola tra la cornice e il saldatore; la trecciola per capillarità assorbirà lo stagno in eccesso. Ecco qui sotto le cornici saldate in posizione.
Ora metteremo insieme i portelloni con la loro cornice rivettata di irrobustimento. Per fare questo basterà sovrapporre la cornice al portellone, controllare che sia perfettamente allineata e saldarla di fianco in modo che lo stagno penetri. Per ottenere questo basterà porre un po' di pasta salda lungo il bordo su cui poi passeremo con il saldatore, vedrete che lo stagno si infilerà dolcemente tra portellone e cornice. Ecco il lavoro finito.
Bene, ora posizioneremo i portelloni sul fianco della cassa esattamente in corrispondenza del falso portellone disegnato su di essa e provvederemo a saldarlo sopra e sotto, non è necessario farlo anche davanti e dietro, sporcheremmo solo il modello senza ottenere niente di più. Ecco qui sotto il lavoro.
Se avremo fatto tutto per bene troveremo i forellini per le maniglie ben allineati. Inseriamo, quindi, le manigliette nei propri fori, ricordando che la più bassa va sul portellone e la più alta sulla cassa, e saldiamole dall'interno. Ecco finalmente le casse finite, solo da lavare con diluente per pulirle dai residui di pasta salda. Sappiamo che le due cose che mancano ancora, cioè i mancorrenti delle cabine e la griglietta anteriore sinistra abbiamo deciso di montarle solo alla fine, quando il modello sarà già verniciato.
Ed ora pensiamo al tetto. Mi rendo perfettamente conto che questo possa sembrare uno scoglio insormontabile; onestamente lo penserei anch'io se non ne avessi mai piegato uno, ma se seguirete le mie semplici indicazioni, vedrete che non ci si deve mai fasciarsi la testa prima di essersela rotta. Le lastrine del tetto sono piatte e dobbiamo incurvarle affinchè aderiscano al profilo superiore della cabina; la loro curvatura non è costante in quanto al centro è appena accennata e diventa più stretta ai lati. E allora come si fa?
Innanzittutto dobbiamo eseguire sui tetti la curvatura dolce che si trova al centro e, per fare questa cosa che è di una estrema semplicità, è sufficiente prendere un tondo di legno o di metallo di 35/40 mm di diametro, serrarlo per bene in morsa e, appoggiandovi le lastrine del tetto nel senso della lunghezza con le righe fotoincise sotto, fare semplicemente forza con le dita e vedrete che, dopo poco di questo trattamento, le lastrine del tetto assumeranno la dolce rotondità che è quella presente nella parte centrale. E' facile ottenere questo grazie anche alle righine incise sul retro della lastrina che, oltre ad agevolare la piegatura, vi verranno in aiuto mantenendo la direzione longitudinale della piega. Ecco qui sotto quel che dovrete fare, partendo dalle fotoincisioni piatte.
Beh, non potete certo dire che questa operazione sia stata difficile... fino a qui ci si arriva anche senza essere modellisti, spero che siate daccordo. La prossima operazione però sarà da modellisti con medie capacità manuali, infatti si tratta di piegare i bordi del tetto secondo una rotondità molto più accentuata, ma, se avete già piegato le rotondità dei musetti, allora questo sarà un giochetto molto più semplice.
Se prima avete serrato in morsa un tondo, adesso dovrete serrare in morsa una lama di acciaio o di duralluminio, la stessa con il bordo arrotondato che avete già usato per i musetti, e, con lo stesso martello di gomma o di legno morbido usato per quell'altro lavoro, dovrete battere dolcemente sui bordi della lastrina al fine di farle ottenere la rotondità necessaria per aderire alla forma superiore della cassa. In questa operazione sono fondamentali le righine tracciate sulla faccia inferiore delle lastrine del tetto, in quanto indeboliscono il materiale che così si piega senza sforzo alcuno e vi aiutano a tenere perfettamente longitudinali le pieghe che andrete ad eseguire. Ecco qui sotto il progredire di questa operazione che è delicata, ma senza difficoltà insuperabili; l'importante è tenere ben stretta la lastrina con le dita, dandole l'inclinazione necessaria a far sì che il martello produca la curvatura. Non battete forte, il metallo si piegherà dolcemente ad ogni colpo fino a raggiungere la curvatura voluta. Se dovreste eccedere un po', con una pinza piatta sarà facile ritornare un po' indietro con la curvatura per poi ricominciare a battere per acquisire la forma necessaria.
Ovviamente proverete di tanto in tanto il risultato della piega ottenuta fino a quel momento sulla cassa e cesserete questo lavoro nel momento in cui la forma del tetto copierà esattamente quella della cassa. Il risultato finale è quello che vedete nelle foto qui sotto in cui si evidenziano le curvature ottenute, sia da sopra che da sotto.
Quindi è arrivato il momento di saldare il tetto alla cassa. Badando di restare perfettamente centrati, dovremo fare in modo che i due incavi sopra le due porte combacino perfettamente con i profili delle porte stesse. Questo dovrebbe garantire, già di per se', che, sia davanti che dietro, il tetto sporga di quel tanto per cui è stato progettato. Sporgerà più sul davanti e pochissimo dietro, comunque, se avrete fatto tutto giusto il risultato è garantito. Ecco qui sotto i due tetti saldati alle casse visti sia dal davanti che dal di dietro, assieme alla foto del lavoro complessivo fatto finora anche sui telai.
Questo è il momento di verificare un'altra volta che i fori presenti sul pianale del telaio, dopo tutte queste lavorazioni, corrispondano ancora con quelli presenti sulla cassa. Non ci resta che completare i due tetti con le fusioni relative agli isolatori trasversali che trovate nel Kit, esattamente quelle quattro indicate in foto...
Quindi ora vi troverete esattamente qui
E, dopo aver posizionato anche le campane e gli isolatori interni ai pantografi, sarete a questo punto
Ora completiamo i tetti con i conduttori che al vero trasferiscono la corrente da un semilocomotore all'altro, usando il filo di acciaio ramato che trovate nella confezione. A proposito di questo filo, chi temesse che i mancorrenti siano un po' troppo delicati usando quelli che può trovare già fotoincisi in alpacca, può usare questo stesso filo, decisamente più rigido, per fare anche quelli. Aggiungiamo quindi i fischi e gli altri isolatori e avremo il tetto completato. Come avrete sicuramente notato, i due tetti sono le uniche cose non simmetriche della macchina; essi non sono speculari ne' simmetrici perchè prevedono che i due pantografi siano inseriti nella stesso verso e, oltre a questo, uno solo dei due tetti prevede un isolatore posto vicino alla campana, collegato elettricamente alla linea principale tramite un solenoide.
Fatto questo, ora prenderemo in considerazione la motorizzazione di questo modello per parlare di tutto ciò che compete alla trasmissione del moto dai motori alle ruote.
Ovviamente, per prima cosa dovremo staccare dalla lastra tutto ciò che ci servirà poi per confezionare le due scatole di trasmissione. Nella foto che segue potete vedere tutto ciò che è necessario;
Ora provvederemo a piegare opportunamente le scatole degli ingranaggi ed anche i distanziali che servono a tenere le ruote dentate più sottili al centro delle due scatole. Il risultato è quello che potete vedere nella foto sottostante
A questo punto dovremo saldare i distanziali nelle loro corrette posizioni. Per fare questo in modo veloce e sicuro, dovremo infilare i perni da 1,5 mm nei fori predisposti e, tenendo premuti i distanziali contro i perni, li salderemo nella loro posizione. Ora potremo sfilare i perni essendo sicuri che resteranno nella posizione voluta.
Faremo poi la stessa operazione con i distanziali più piccoli. Qui dovremo prestare attenzione al fatto che, una volta saldati questi distanziali, la ruota dentata da 28 denti che va posizionata tra di essi non passerebbe più, quindi quest'ultima dovremo posizionarla prima di saldare il secondo distanziale. Naturalmente nel futuro io modificherò questi due distanziali per rendere la vita più facile anche a chi si dimenticasse di fare questa operazione preventiva.
Ora sarà bene filettare le alette di bloccaggio finchè possiamo maneggiare la scatola degli ingranaggi senza problemi. Fare questa operazione dopo aver posizionato i perni e le ruote dentate renderebbe più complicato il nostro lavoro.
Ora dobbiamo prendere tutti i componenti relativi alla trasmissione come risulta dalla foto qui sotto. Dovremo tagliare tutti i perni, sia da 2 mm che da 1,5 mm alla misura di 11 mm, questo per fare in modo che poi passino all'interno del telaio.
Una volta posizionati tutti i particolari al loro posto il risultato dovrebbe corrispondere a ciò che vedete nella foto sottostante. Controllate che tutte le ruote scorrano senza attriti anomali e che non ci siano tracce di saldatura sul bordo superiore delle scatole ingranaggi al fine che queste possano andare in appoggio perfetto con il piano inferiore del telaio e gli incastri previsti entrino senza problemi nelle loro sedi.
L'ultimo compito che ci resta, a questo punto, è quello di preparare le due piastrine fermaassi. Questo compito è semplice quanto delicato, data l'esiguità del bordo da piegare. Io consiglio di serrare per bene il bordo da piegare in morsa e quindi eseguire l'operazione di piegatura. Con altri sistemi si corre il rischio di imberlare la lastrina che, invece, deve essere quanto più piana possibile per espletare il suo compito di tenere gli assi in posizione. Nelle fotoincisioni troverete anche una lastrina senza fori per gli ingranaggi, Ebbene, questa è dedicata a chi volesse motorizzare solamente una delle due sezioni, lasciando l'altra folle; è una scelta legittima per chi non ha un plastico e terrà la sua E92.7 in vetrina, o per chi avrà fretta di far correre la sua nuova macchina, riservandosi di finirla in un secondo tempo. Naturalmente in questo caso non dovranno esserci ruote dentate negli assi della sezione folle.
Dando corrente al motore con fili volanti, potremo, in questa fase, anche verificare che tutto funzioni per il meglio,
Il motore, per funzionare, deve poter prendere corrente dai binari, per questo scopo utilizzeremo i due assi di estremità, quelli privi di anelli gommati. Costruiamo questi importanti particolari assieme.
Tagliate quattro spezzoni, delle dimensioni un po' maggiori del passo dei carrelli, dal filo di bronzo fosforoso che avete trovato nella confezione del kit, oppure utilizzate delle lamelle morbide (0,10 o 0,15 mm di spessore) di ottone crudo o di bronzo fosforoso. Ora, da uno spezzone di basetta ramata, quella che si usa per fare i circuiti stampati, tagliate quattro quadratini di piccole dimensioni, come vedete nella foto seguente.
Saldate, come da foto, i fili (o le lamelle) su ogni basetta ramata. Come potete vedere nella foto qui sopra, io eseguo due incisioni parallele sulle basette ramate per impedire che la saldatura del filo (o della lamella) si estenda troppo lateralmente e pregiudichi, così, la flessibilità della lamella stessa che, grazie alle due incisioni verticali, viene trattenuta solamente al centro della sua lunghezza. Assieme alla lamella, saldate anche uno spezzone di filo elettrico morbido e sottile che dovrà portare la corrente al motore. Le basette ramate con la loro lamella andranno incollate con colla bicomponente o cianoacrilica sulla faccia interna del telaio in posizione centrale tra gli assi di estremità, in modo che le lamelle, o il filo, scorrano sulla faccia interna del bordino delle ruote. I fili elettrici che arrivano dalle lamelle dovranno passare attraverso la cava predisposta all'interno del telaio centrale, per raggiungere finalmente il motore attraverso i fori anch'essi appositamente predisposti sul pianale. Ricordate che le norme NEM prevedono che la marcia avanti deve corrispondere con la rotaia destra positiva, quindi, dopo aver fatto tutti i collegamenti necessari, provate il modello sui binari e, se necessario, invertite i collegamenti al motore. E' ovvio che i motori dei due semicorpi dovranno essere uniti elettricamente in modo che si comportino come una unica entità. Ecco qui sotto la foto delle lamelle saldate sulla basetta ramata.
Adesso non resta che rifinire le casse con tutti gli accessori necessari, accessori che trovate ben disegnati nelle istruzioni specifiche; controllate di aver posizionato tutto correttamente, isolatori, sfiatatoi, mancorrenti dovranno essere saldati, dove sia possibile, dall'interno.
Una piccola digressione circa i mancorrenti; io trovo che migliorino parecchio l'estetica del modello se vengono lasciati nel colore originale del metallo. La differenza la potete sperimentare controllando le due foto che seguono paragonando la prima foto in cui si vedono i mancorrenti della E91.3 dipinti in nero, come pare sia nelle foto dell'epoca, con la seconda, quella dell'EG541 in cui i mancorrenti, essendo in alpacca e non in ottone, li ho volutamente lasciati nel colore originale del metallo. E' vero che noi dobbiamo essere quanto più realisti possibile nella riproduzione dei nostri modelli, ma credo anche che, se con piccoli tocchi noi riusciamo a renderli un po' più eleganti e "magici", ebbene, io credo che noi abbiamo l'obbligo di farlo. Nessuno può dire se in origine questi mancorrenti fossero in metallo lucido e che poi nel tempo si siano scuriti ossidandosi, risultando quasi neri nelle foto in bianco e nero delle macchine originali. Idealizzare che esse siano state un po' più belle ed eleganti, senza modificare alcunchè nell'essenza delle strutture, non fa sicuramente male a nessuno, tantomeno a noi che le amiamo così tanto...
Per completare il nostro modello ora dobbiamo solamente costruire i pantografi. Ormai manca poco altro. So che per molti questa potrebbe essere già una ottima motivazione per temere questa autocostruzione, ma non c'è da preoccuparsi più di tanto, ve lo garantisco e per vostra maggiore tranquillità sull'argomento, ora ne costruiremo uno insieme, l'altro sarà esattamente una copia di questo, ma voi, naturalmente, li costruirete tutti e due insieme.
Come noterete, nelle lastrine trovate i componenti per tre pantografi e non due come sarebbe stato corretto, questo l'ho fatto perché capisco bene che chi non é abituato a fare cose delicate come queste, potrebbe trovarsi meglio facendo esperienza con un pantografo in più che, anche nel caso non venga benissimo, non incide assolutamente poi sul risultato finale del modello, ma sarà servito semplicemente a farci accumulare l'esperienza necessaria per fare bene gli altri due che poi ci serviranno. Per i più bravi, invece, potrà servire come pezzi di ricambio se cade in terra qualcosa che non si trova più, o ancora, per avere un pantografo gratis da installare altrove. Questo discorso fatto per il pantografo in più, vale per moltissimi altri componenti, infatti quando avrete terminato di costruire la vostra loco, noterete quante cose sono ancora presenti sulle lastre. Normalmente inserisco qualche pezzo in più per quasi tutti i particolari, soprattutto per quelli più piccoli, in modo che non siate mai in difficoltà, questo fa parte di una mia radicata filosofia.
Ma torniamo ai pantografi, e cominciamo con lo staccare dalla lastra tutti i componenti che ci serviranno. Alcuni componenti li trovate tra le fusioni. Tutto quel che vedete nelle foto seguenti, come ho già detto, si riferisce ad un solo pantografo. Per agevolarvi nella ricerca dei particolari necessari ve li sintetizzo nella foto che segue e che li raggruppa tutti insieme.
Prendiamo confidenza iniziando con il lavoro più facile, cioè piegando le alette della base rettangolare del pantografo; alette in cui poi infileremo i perni in cui gireranno i bracci inferiori del pantografo. Ripeto ancora una volta che ogni piega fatta sul metallo va immediatamente saldata per ridargli la robustezza che, diversamente, perderemmo per l'incrudimento del metallo nel punto della piega, causato dallo stress della piega stessa. Da fare sempre: piegare e saldare la piegatura; l'ho detto mille volte, ormai lo avete capito bene, cercherò di non dirlo più. Ecco la foto di questa operazione. Nel fare queste quattro saldature, fate attenzione a non usare troppo stagno, poiché c'é il pericolo che lo stagno vada involontariamente sul foro del perno del pantografo e con le saldature successive bloccherete il braccio del pantografo con il perno. Dovete mettere solo quel po' di stagno che serve a riempire la fessura della piega.
Piegheremo anche i bracci inferiori nei punti segnati, piegando dal lato del segno e anche qui daremo un piccolo colpo di stagno alle pieghe... acc. avevo detto che non ve lo avrei ricordato più... ecco la foto seguente
Ora salderemo in posizione, tra le due cave del supporto, le fusioni che riproducono gli isolatori di base del pantografo
Ora si tratta di fare una cosa un po' strana per molti, una cosa che, comunque, vi farà apprezzare le grandissime potenzialità della fotoincisione. Si tratta di tenere stretto con una pinza il terminale di un braccio e, con un'altra, di ruotare lungo il suo asse di 90° l'occhiello terminale. Nella foto seguente potete vedere il risultato di questa operazione a confronto con il braccio prima della modifica. Ovviamente eseguiremo le stesse operazioni su tutti e due i componenti.
Fatto questo, dovremo piegare a 90°, dal lato in cui è presente il segno di piega, la riproduzione delle molle dello strisciante, in modo che la riproduzione della molla rimanga verso l'esterno; anche questa operazione va eseguita con l'ausilio di una pinzetta che tiene l'asta del pantografo e un'altra che piega la finta molla, oppure facendo leva contro un blocchetto di legno stretto in morsa.
Un'ultima operazione andrà fatta sulle codine che andranno a far da perno nei bracci inferiori, cioè dovremo piegare anch'esse di circa 70/80° verso il basso solo il tratto terminale di ogni braccio (vedete i punti di cui parlo cerchiati in rosso nella seconda foto). Questo piccolo trucchetto permetterà al pantografo di essere assolutamente piatto quando sarà in posizione chiusa, inoltre regolando con una pinzetta l'inclinazione di queste pieghe, potrete regolare in modo perfetto la sua funzionalità. Le foto più in basso spero servano a rendere chiaro quello che ho appena cercato di spiegare...
Adesso è la volta dello strisciante. Anche lo strisciante, come abbiamo fatto per ogni braccio superiore del pantografo, ha bisogno che noi ruotiamo di 90° le parti laterali, come vediamo nella prima delle due foto seguenti. Nella seconda foto, invece, vediamo la successiva operazione da eseguire su questo componente. Questa seconda operazione, consiste nel piegare a 90° in senso trasversale le due alette che serviranno a tenere lo strisciante verticale quando il pantografo è completamente alzato. Anche questa operazione risulterà agevole se, dopo aver stretto in una pinzetta a becchi piatti il terminale da piegare, faremo forza contro un blocchetto di legno stretto a sua volta in morsa; i segni di piega incisi all'interno ci agevoleranno molto in questa operazione
Ecco, adesso abbiamo tutti i componenti pronti per essere montati assieme per formare, così, il nostro pantografo. Procediamo quindi con l'assemblaggio vero e proprio. Scoprirete che la parte mancante del lavoro non è particolarmente complicata e che, probabilmente, le cose più difficili le avete già fatte. La costruzione di un pantografo così studiato, credo che sia alla portata di tutti coloro che siano dotati di una normale manualità.
Cominceremo infilando i vari pezzi uno nell'altro partendo dal centro che, nel nostro caso, è rappresentato dallo strisciante a cui attaccheremo i due bracci superiori (vedi prima foto), proseguendo con i bracci inferiori (vedi seconda foto) e infine aggiungendo i due tiranti inferiori (quelli inclinati della terza foto) che chiudono il quadrilatero. Nelle foto sottostanti potrete trovare il riscontro visivo di queste facili operazioni.
Adesso dovremo prendere due spezzoni di filo da 0,7 o 0,8 mm che diventeranno i perni di rotazione dei due bracci inferiori, quindi li infileremo trasversalmente nei fori previsti sulla base fissa del pantografo e vicino alle due pieghe dei bracci inferiori del quadrilatero. Dovremo saldare questi perni da un solo lato per avere la possibilità di toglierli in caso di bisogno, se li saldassimo da ambo i lati questo sarebbe quasi impossibile. Ecco rappresentato questo lavoro nella prima foto sottostante.
Una volta fatto questo proveremo il movimento in apertura e chiusura del quadrilatero. Se noteremo che in posizione di chiusura il pantografo non è perfettamente piatto, cioè chiuso su sé stesso, correggeremo le pieghe che abbiamo precedentemente eseguito sui bracci superiori, finchè il suo funzionamento e la sua chiusura non saranno perfetti. Ora si tratta di saldare in posizione la riproduzione del meccanismo di alzata del pantografo. Qui devo parlare un momento delle due possibilità che vi si aprono di fronte, in quanto questo meccanismo l'ho voluto riprodurre alle dimensioni reali e non ridotto in lunghezza, mentre, nel contempo, per agevolare i più inesperti ho introdotto una barretta che unisce i bracci di ogni lato del quadrilatero inferiore. E' molto più agevole montare i pantografi con questo artificio, ma contemporaneamente questo riduce la disponibilità di spazio nel punto in cui deve essere inserito il pistone che al vero comanda l'alzata dei pantografi. La prima di queste due possibilità è quella di mantenere le due sbarrette trasversali e ridurre la lunghezza del complessivo pistone-molla e adattarlo allo spazio a disposizione. La seconda possibilità è quella di saldare i bracci dei quadrilateri inferiori ai perni, da ambo i lati dei perni, finchè sono presenti le sbarrette trasversali per avere la certezza che i due bracci rimangano complanari e poi eliminare le due sbarrette trasversali tagliandole via con il dischetto. Questo è quello che potete vedere nella foto seguente; noterete che vi si libererà molto più spazio e il posizionamento della riproduzione del pistone diventerà decisamente più agevole.
Qui sotto vedete in foto la stessa operazione, eseguita però senza troncare le sbarrette di collegamento dei bracci inferiori, ma semplicemente accorciando le dimensioni del complesso pistone-molla per alloggiarlo comunque nello spazio disponibile in questo caso. In ognuno dei due casi, poi, va inserito in posizione l'isolatore triplo sul quale va saldato un filo, conformato come da foto, che si collegherà verticalmente all'altro isolatore triplo che dovrà essere saldato sul tetto della locomotiva nel foro previsto per esso. A questo punto inseriremo in posizione anche le molle del pantografo e saremo arrivati alla fine di questa delicata operazione. Qui sotto potete vedere il lavoro finito insieme ad un pantografo in posizione chiusa, posizione stabile che si ottiene semplicemente facendo scorrere le sbarrette presenti ai lati dell'archetto dello strisciante sotto alle molle.
Non so se siate stanchi, ma con la costruzione dei pantografi abbiamo finito di costruire un modello di inequivocabile bellezza.
Adesso lo proveremo sui binari così finito, rifiniremo ancora ogni cosa finchè riterremo che sia pronto per la verniciatura. A questo punto dovremo smontarlo pezzo per pezzo e lavare il tutto in diluente con un pennello non troppo morbido; chi avrà modo di dare una leggera sabbiatura che non pregiudichi il dettaglio del modello, lo faccia pure. Quando il modello sarà lavato e asciugato per bene potrete procedere alla verniciatura dei vari particolari rispettando i RAL specifici che, se la costruirete in versione K.P.E.V. saranno:
RAL 6008 Braungrün
RAL 8012 Rotbraun
RAL 8011 Nussbraun
RAL 3000 Signalred
RAL 9007 Grey Aluminium (Tetto in versione scura)
RAL 9006 White Aluminium (Tetto in versione chiara)
mentre se vorrete che il modello sia sia versione DRG (o DR), saranno:
RAL 6001 Emeraldgrün
RAL 9005 Tiefschwarz
RAL 3000 Signalred
RAL 9007 Grey Aluminium (Tetto in versione scura)
RAL 9006 White Aluminium (Tetto in versione chiara)
Quelli segnati qui sopra sono i numeri RAL indicati in qualche forum in lingua tedesca da esperti modellisti, che ho trovato durante le mie ricerche e, proprio per questo, ritengo siano quelli esatti.
Ora credo di aver proprio terminato con lo spiegarvi la costruzione di questa splendida macchina che ho imparato ad amare moltissimo. Penso che una pagina del genere la costruirò anche per aiutare chi si accingerà a montare anche la E 90.5. Ritengo che una traccia, anche per i più esperti, sia utile e che aiuti a fare quelle considerazioni che sembrano logiche e scontate a chi ha vissuto completamente la genesi del modello, ma potrebbe non essere così per chi si trova un fagotto di pezzi mai visti prima, da mettere insieme.
Vi ringrazio per l'attenzione, vi saluto e vi auguro buon lavoro.
Giorgio Donzello